Nel tormentone della legge elettorale nessun passo avanti o indietro: solo passi di lato. Le proposte fin qui presentate sono più numerose dei grani di un rosario, e meriterebbero altrettante preci. Ma le ultime danze Renzi-Berlusconi, con Emanuele Fiano che regge il moccolo, forse fanno un po’ di luce.

In apparenza, un forte contrasto nasce tra il tedesco finto del testo unificato Fiano, e il tedesco vero chiesto da Berlusconi. M5S ha alzato grandi proteste. Ma una linea sembra emergere, su vari punti.

Il primo. Superato il premio di maggioranza con il ballottaggio, ci stiamo avvicinando a proposte che in prospettiva potrebbero mettere i tre soggetti politici più forti – Pd, centrodestra se unito, ed anche M5S – in grado di competere per il voto sostanzialmente alla pari. Chi governa si vede poi. Invece i partiti minori, se isolati, sono messi nell’angolo senza eccezioni. Ad oggi, possono scegliere: scomparire o diventare subalterni e satelliti dei più forti. In un sistema fondato su tre forze intorno al 30% entrambi i modelli probabilmente porterebbero in parlamento al più 5 o 6 partiti o movimenti, con l’aggiunta di frammenti sparsi (ad esempio, le minoranze linguistiche).

Il secondo. Certamente le proposte di cui si discute favoriscono in qualche misura l’uno o l’altro dei partiti maggiori, ma questo non inficia quanto detto prima. Così a Berlusconi converrebbe un tedesco meno finto, perché il voto disgiunto tra quota maggioritaria e quota proporzionale, e l’esito riproporzionalizzato rafforzerebbero Forza Italia e ne aumenterebbero il potere contrattuale verso la Lega, egemone invece in tutto il Nord con il testo Fiano. Al Pd interessa la candidatura di collegio collegabile a più liste del proporzionale: una “norma Pisapia” che consentirebbe all’ex sindaco di Milano di presentarsi con Campo progressista ma anche con il Pd, sottraendolo alle sirene di una sinistra troppo a sinistra. Norma che invece – trattandosi di una coalizione dissimulata – non piace al Movimento 5 Stelle, inchiodato sulla linea della corsa solitaria.

Il terzo. Le ultime proposte formalmente rientrano nei canoni posti dalla debole giurisprudenza della Corte costituzionale. E dunque una strategia di ulteriore attacco giudiziario avrebbe poche possibilità di successo. Anche se qualche argomento si potrebbe ad esempio trovare per il testo Fiano, che prevede un voto unico per il candidato di collegio in quota maggioritaria e per i candidati della lista bloccata in quota proporzionale. Ne verrebbe l’effetto sostanziale che tutti i candidati siano indicati dalle gerarchie di partito, non troppo diversamente dai nominati di infelice memoria.

È dunque possibile che qualche novità sia in arrivo, essendo sempre forti i rumors per cui Renzi pensa ancora a un voto al più presto, e rimanendo aperta l’opzione che si vada alle urne con il Consultellum Camera e quello Senato, dove le alte soglie di sbarramento probabilmente spazzerebbero via la sinistra. Sconcerta dunque che la sinistra sparsa non dia segno di voler uscire dall’inerzia.

Del resto, anche con il più tedesco dei sistemi nessuno della sinistra com’è oggi entrerebbe in Parlamento. Né un proporzionale puro senza sbarramento è nel novero delle cose probabili, dal momento che interessa solo a chi non è in grado di imporlo. In ogni caso, una competizione elettorale non si affronta costruendo, magari in affanno, liste raffazzonate e candidature opinabili. C’è bisogno di un progetto politico spendibile, competitivo, non di nicchia, che certo non si realizza procedendo in ordine sparso.

La perdurante inerzia fa temere che si scateni invece – nella pressione di una battaglia elettorale improvvisamente vicina – una competizione micidiale. Non sfugge che la sinistra rimasta nel Pd è il primo competitor della sinistra uscita dal Pd. E che questa è a sua volta il primo competitor di tutto quanto è ancora più a sinistra. Ciascuno di questi segmenti trova nel bacino elettorale del segmento vicino la propria migliore prospettiva di crescita, magari necessaria a contare o sopravvivere. L’argomento del voto utile, che abbiamo già visto all’opera, potrebbe essere micidiale.

Cerchiamo di non dimenticare che in politica il “pochi ma buoni” non vale. E non ce l’ordina il dottore che in Italia debba esistere una sinistra.