E’ un classico della bioingegneria il proporsi come soluzione alle difficoltà ambientali e climatiche in atto. E’ già successo in passato e in altre regioni del mondo, (in India per esempio stanno uscendo i report sui risultati nefasti dell’impiego di un ventennio di cotone transgenico) e ora il rischio che gli organismi geneticamente modificati entrino in piena regola a far parte della nostra agricoltura diventa concreto anche in Italia.

NEL DECRETO SICCITA’ APPROVATO lo scorso giugno per fare fronte alla scarsità di approvvigionamento idrico che oggi, con il cambiamento climatico, interessa più che mai il nostro Paese, l’attuale governo ha introdotto un emendamento che permette il via libera alla sperimentazione delle denominate New Genomic Techniques (NGT), ribattezzate in Italia come Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA). Il primo impiego sarà effettuato dal Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università degli studi di Milano, che tra il 31 marzo e il 12 ottobre 2024 coltiverà la varietà di riso Telemaco/ RIS8imo nella zona di Mezzana Bigli, in provincia di Pavia.

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QUI, COME SI EVINCE DAL REPORT dell’Ispra, che ha avallato il progetto insieme al Ministero dell’Ambiente, 200 piante, ottenute con una mutagenesi per l’inattivazione di tre geni coinvolti nella suscettibilità al fungo brusone, sarà coltivata in un’area di circa 400 m2. Sempre nel fascicolo sono riportate le misure che verranno adottate nell’ottica di preservare l’ambiente circostante, come l’apposizione di una fascia tampone coltivata con piante di riso più alte, la delimitazione del sito con una rete metallica, l’identificazione dell’area e la sterilizzazione delle macchine agricole impiegate per le lavorazioni.

MISURE CHE PERO’ NON SONO affatto sufficienti a rispettare il sacro limite del principio di precauzione secondo le numerose realtà che da anni esercitano l’agricoltura naturale nel nostro Paese. E’ difficile infatti immaginare qualcosa di più arduo che fermare i pollini mossi dal vento. Soprattutto in una zona planiziale come quella interessata, integralmente votata all’agricoltura e che comprende anche importanti aree di interesse naturalistico come la vicina ZPS del Fiume Po, tratto vercellese-alessandrino.

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A METTERE IN GUARDIA SUI POSSIBILI rischi di un tale sdoganamento, sulla scia della proposta di deregolamentazione degli Ogm avanzata dalla Commissione Europea, è il coordinamento Cambiare il campo, nato con l’idea di consolidare alternative al sistema agroalimentare industriale durante il percorso di costruzione della manifestazione Convergere per insorgere lanciata ad ottobre dagli operai della fabbrica GKN di Firenze e consolidatosi nella Conferenza Contadina che si è tenuta a Roma lo scorso marzo. Unendo la propria voce a quella della Coalizione Italia libera dagli Ogm, di cui fanno parte importanti organizzazioni quali Navdanya International, Crocevia, Associazione Rurale Italiana ARI e i principali gruppi ecologisti, il coordinamento chiede il rispetto della valutazione di rischio, tracciabilità, etichettatura e protezione della biodiversità, denunciando come il nuovo decreto bypassi i controlli per valutare eventuali effetti negativi su ambiente e salute.

«I BREVETTI DEI NUOVI OGM sono già oggi in mano alle più grandi multinazionali: Bayer-Monsanto, Basf, Corteva, Syngenta, che da sole governano il 62% del mercato delle sementi e hanno i migliori avvocati a disposizione. Se ti costringeranno a comprare le loro sementi brevettate, i tuoi costi aumenteranno. Vogliamo davvero portare questo modello agroindustriale nel nostro paese?» scrive Cambiare il campo in una lettera rivolta a chi coltiva, denunciando come i nuovi Ogm non siano sicuri per la salute e non rappresentino una reale risposta al cambiamento climatico, non riducendo l’uso di pesticidi e non rendendo le piante più resistenti.

L’associazione punta il dito sulla contaminazione dei pollini Ogm sulle colture biologiche, che renderebbero gli agricoltori soggetti anche a multe per violazione della proprietà intellettuale da parte delle aziende detentrici dei brevetti. Cambiare il campo ha lanciato una mobilitazione che interesserà numerose città dal 20 al 28 aprile.

Info: https://cambiareilcampo.noblogs.org/calendario-eventi/.