«Nennè ma che d’è? Aiere nun si venuta addù mme/ E chesta cosa le ha sape’/ Ca si m’annamoro ’e te/ Perdo ’o suonno e ’a fantasia e ‘sta malatìa/ se chiamma gelusia…» Per la prima volta il chitarrista cantautore Francesco Forni, esperto rockettaro internazionale anche in duo con Ilaria Graziano e autore di colonne sonore per il cinema, si cimenta in napoletano, la sua lingua natìa, scrivendo e cantando Gelusia e altri brani per lo spettacolo teatrale Spacciatore con soggetto di Pierpaolo Sepe e la drammaturgia di Andrej Longo (già andato in scena al Mercadante). Da lì è nato questo concept album, Una sceneggiata (etichetta Soundfly, smagliante grafica di Peppe Cerillo) presentato in giro per l’Italia perché Forni è nato, cresciuto e pasciuto col live mettendosi in gioco in spettacoli vari e bande blues, sempre col piacere di suonare al primo posto.
E stavolta ha acquistato maggiore consapevolezza nel canto, nella costruzioni dei brani, nello svolgimento sonoro, trasformandosi anche in polistrumentista ( e produttore, insieme al batterista Salvio Vassallo). Se la canzone del titolo potrebbe essere l’intro strumentale con gli archi e i plettri di uno show di Mario Merola o Pino Mauro, tutto il disco si avvale di suggestioni antiche (le citazioni di frasi dalle canzoni classiche, calembour e filastrocche) e sonorità attuali (elettro etno-urban), di una intensità emotiva giocata su una storia d’amore stradaiola ambientata nei vicoli del centro storico di Napoli, dove un ragazzo di bassa manovalanza nella piazza di spaccio si innamora di una studentessa fuorisede di buona famiglia. Con tanti personaggi per caratterizzazioni diverse, dal padre alla sposa, da Dragonbol, tossico/supereroe a Mercuzio, il fidato braccio destro.

MUSICALMENTE forse proprio l’eclettismo d’accompagnamenti e stili (il country western di Addore ‘e primmavera, il crooner strappalacrime di Perduto) è la sfida voluta alternando brani secchi ed essenziali (Serenata, Notte scura, Padre) a quelli più pieni, melodiosi, trascinanti (Mercuzio, Spacciatore) come l’altro singolo (con videoclip) Pure si fosse, presentato al Premio Parodi dove pure Forni ha ottenuto un riconoscimento. Fino alla conclusiva Prenditi cura di me, una sorta di preghiera, di appello a ritrovare la propria umanità, a essere vicini chiedendo pace e bellezza in questi tempi terribili.