Il prossimo 6 novembre si terranno negli USA le elezioni di metà mandato, un appuntamento elettorale decisivo che determinerà il rinnovo della Camera, nella sua totalità, di un terzo del Senato e dei Governatori di 36 Stati. Attraverso le elezioni di midterm, gli americani esprimeranno di fatto un giudizio politico sull’operato del presidente Trump, alle prese in questi giorni con i casi giudiziari Cohen e Manafort. Proprio mentre la campagna elettorale sta raggiungendo il suo apice, Facebook e Twitter hanno recentemente annunciato di aver chiuso, rispettivamente, circa 650 e 280 profili falsi, in gran parte originati dall’Iran e dalla Russia, che secondo le due piattaforme avrebbero dovuto creare disinformazione riguardo alle elezioni di novembre.

VOLTI NUOVI
In un simile scenario e nel bel mezzo dello scontro per le primarie dei partiti, a destare l’interesse degli osservatori sono spesso le storie di candidati minori, a volte sconosciuti, che attraverso campagne efficaci riescono a conquistare l’elettorato e l’attenzione mediatica. L’esempio più eclatante degli ultimi mesi è quello della socialista democratica Alexandria Ocasio-Cortez, che il 26 giugno ha vinto le primarie democratiche nel 14° distretto del Congresso di New York, sconfiggendo a sorpresa il deputato in carica Joe Crowley, uno degli uomini più potenti del Partito Democratico. La sua è stata descritta come la «vittoria più sconvolgente» di metà stagione. Ocasio-Cortez, classe 1989, educatrice ed organizzatrice di comunità, è diventata immediatamente un caso internazionale. Prime pagine dei quotidiani, interviste, apparizioni televisive: una cameriera ventottenne di seconda generazione – con origini portoricane, cresciuta nel Bronx e orfana del padre – che corre per il Congresso fa indubbiamente notizia. La classica storia di Davide che sconfigge Golia, guarnita con un pizzico di American dream. Quello di Ocasio-Cortez è però un percorso da analizzare in profondità dal punto di vista politico e del linguaggio.

SLOGAN
Tacciata di essere una populista di sinistra, la giovane candidata democratica ha fatto breccia nell’elettorato del Bronx e del Queens, la sua comunità, utilizzando slogan sconvenienti ed estremistici per gli standard americani e mettendo sempre al centro del suo progetto le famiglie della working class newyorkese. «Loro hanno i soldi, noi abbiamo la gente. È tempo di una rivoluzione politica». È proprio la sua rivendicazione di classe a stupire. Nel 2016 Ocasio ha lavorato per la campagna elettorale di Sanders e dopo le elezioni ha viaggiato in macchina attraverso l’America per conoscere di persona i luoghi e le comunità coinvolte dalla crisi idrica di Flint (Michigan) e dalla costruzione del Dakota Access Pipeline. È stata proprio questa esperienza, ha dichiarato, a motivarla e a convincerla a candidarsi.

I PUNTI CHIAVE
Il programma di Ocasio-Cortez si ispira ai principi e alle lotte progressiste portate avanti da Sanders in questi anni: assistenza sanitaria pubblica per tutti, casa come diritto umano, federal jobs guarantee (un programma che garantisca ai disoccupati un lavoro pubblico e un salario minimo federale), economia di pace, limitazioni alle armi, riforma del diritto penale, riduzione delle tasse universitarie, abolizione dell’ICE (United States Immigration and Customs Enforcement, l’agenzia federale statunitense responsabile del controllo della sicurezza delle frontiere e dell’immigrazione), lotta ai cambiamenti climatici, diritti delle donne, supporto alle comunità LGBTQIA+. Secondo Noam Chomsky, la vittoria di Ocasio rappresenta una spaccatura all’interno del Partito Democratico, «dove la base popolare è sempre più socialdemocratica» mentre «l’altra parte del partito è la parte manageriale e orientata ai donatori dei Nuovi Democratici, i cosiddetti ‘Democratici Clintoniti’, che sono più o meno quelli che si chiamavano repubblicani moderati» (30 luglio 2018 Democracy Now ndr).

LA CAMPAGNA
In questi giorni sto seguendo da New York la campagna elettorale di Alessandra Biaggi e Julia Salazar, in corsa per il Senato rispettivamente nel 34° e nel 18° distretto. Storie e programmi molto simili a quelli di Ocasio-Cortez. Anche Salazar (classe 1990) dichiara orgogliosamente di essere – in parte – figlia di immigrati e di essersi sempre battuta per i diritti della sua comunità: «Combatteremo per una società in cui tutti saranno in grado non solo di sopravvivere, ma di prosperare». C’è chi scommette che quella di Salazar sarà la prossima grande vittoria socialista alle primarie per il Senato che si terranno il 13 settembre.

LE PICCOLE DONAZIONI
Un aspetto che accomuna i candidati sostenuti da Sanders riguarda le donazioni per la campagna elettorale. «Non puoi battere un sacco di soldi con più soldi, devi batterli con un gioco completamente diverso» ha spiegato Ocasio-Cortez; circa il 75% delle donazioni da lei ricevute derivano infatti da piccoli contributi individuali. La candidata socialista ha speso 194mila dollari a dispetto dei 3,4 milioni di dollari della campagna di Crowley, in cui solo l’1% dei contributi derivava da piccole donazioni. Un avvenimento senza precedenti.
Nel resto degli Stati Uniti i politici democratici della vecchia guardia stanno cercando di arginare la deriva progressista ma i candidati di Sanders continuano a stupire, come in Vermont, dove gli elettori dem hanno scelto Christine Hallquist, la prima candidata transgender alla carica di governatore.
Ocasio-Cortez è sostenuta inoltre da organizzazioni per i diritti civili come MoveOn (finanziata anche da George Soros come ricordano i suoi detrattori), Our Revolution, Brand New Congress, Black Lives Matter, Democracy for America, e dalla candidata governatore dello Stato di New York Cynthia Nixon.
Dagli uffici del Queens e di Brooklyn, i volontari di Alexandria e Julia continuano a coordinare il lavoro senza soste poiché gli appuntamenti elettorali non danno tregua, soprattutto a chi ha fatto del legame col territorio un cavallo di battaglia.

RIPORTARE ALLE URNE
In un confronto televisivo con la sindaca di Barcellona Ada Colau, avvenuto sulla piattaforma Democracy Now, Ocasio-Cortez ha spiegato che: «l’unico modo per vincere strategicamente è l’espansione dell’elettorato, parlando a coloro che si sentono sconsolati, cinici riguardo alla nostra politica, e facendogli sapere che stiamo combattendo per loro».
La volontà di riportare alle urne i tanti giovani disillusi dalla politica è stata ribadita anche in occasione dell’evento organizzato dall’Immigrant Arts Coalition il 7 agosto scorso. La candidata democratica è intervenuta all’interno di un panel sul tema dell’empowerment delle donne.
Durante il dibattito, all’esterno del Museum of Jewish Heritage che ospitava l’evento, una manciata di contestatori protestava per le posizioni di Ocasio-Cortez in sostegno del popolo palestinese.

IL DISTRETTO
«Non puoi essere ciò che non puoi vedere, questo è il classico ritornello – ha dichiarato Ocasio con la sua contagiosa vitalità – quando abbiamo iniziato a discutere su come impostare la mia campagna elettorale, abbiamo deciso di realizzare qualcosa di diverso da qualsiasi altro politico. Per costruire un ponte con la comunità è stato importante comunicare la mia identità, poiché nel mio distretto il 50-60% delle persone sono latinoamericane, il 70% sono di colore e circa la metà sono immigrati. Anche nel linguaggio visivo e nei manifesti ho cercato di trovare una combinazione tra la vecchia scuola americana degli anni ’50 ed i movimenti populisti dell’America Latina». Sul suo sito si legge (rigorosamente in inglese e in spagnolo): «Perché sostenere Alexandria? Perché il Bronx e il Queens meritano un leader della classe lavoratrice. Abbiamo un vero rappresentante che non ha rapporti con i lobbisti, che vive nella nostra comunità. Nella nazione più ricca del mondo, le famiglie lavoratrici non dovrebbero avere problemi. È tempo di una New York che vada bene per molti».  Nel suo video di apertura della campagna elettorale, Ocasio-Cortez esordisce con una frase che poi è diventata uno dei suoi slogan più efficaci: «Non è previsto che donne come me si candidino. Vivo in un posto in cui lo zip code (il nostro CAP ndr) determina il tuo destino».
Nessuno avrebbe immaginato che lo spettro del socialismo si sarebbe ripresentato negli Stati Uniti sotto le sembianze di queste dinamiche e determinate working class New Yorkers di seconda generazione. Le lodi di Sanders e Ocasio nei confronti dell’American hero McCain testimoniano però come neanche i politici più progressisti sembrano avere la capacità, o la volontà, di distaccarsi dalla tradizionale vulgata a stelle e strisce, spesso intrisa di becero patriottismo. In ogni caso, se il 6 novembre Ocasio-Cortez dovesse battere il repubblicano Anthony Pappas, potrebbe diventare la parlamentare più giovane del Congresso americano. Da questa parte dell’Atlantico rimane comunque la convinzione che New York non sia una realtà rappresentativa degli Stati Uniti e che «la vera America inizi dal New Jersey»; di certo la percezione politica e le vertenze delle comunità urbane di New York sono ben distanti da quelle degli altri Stati americani.