Il format è quello consolidato di «Master Chef» con alcune variazioni e un’aggiunta, la figura del coach. Ma invece di fornelli e ingredienti, i tre giudici non devono valutare la realizzazione di una ricetta, bensì la passione per la scrittura. Già perché «Masterpiece» vuole scovare lo scrittore o la scrittrice «emergente» tra le migliaia di manoscritti arrivati alla Rai nei mesi passati. Lo location scelta è Torino, la città di grandi case editrici e soprattutto del Salone del libro, la kermesse dell’editoria italiana che propone come star autori decisamente mainstream. Conduttori della trasmissione sono Andrea De Carlo, Giancarlo De Cataldo e Taiye Selasi. Il primo si è cucito addosso il ruolo del «cattivo» con i suoi giudizi inclementi. De Cataldo ha scelto il ruolo bonario di chi ne ha viste tante nella vita e per questo chiude un occhio sui limiti di scrittura dei partecipanti. La scrittrice «afropolitan» Taiye Selasi è invece la rigorosa: per lei la scrittura è un mezzo per meglio abitare un mondo feroce con i deboli e remissiva con i forti.

La figura che si discosta dal format «culinario» è Massimo Coppola, editore che ha reso la Isbn tra le più innovative case editrici del panorama italiano. Il coach è la figura meno stereotipata del programma, laddove si limita a ricordare che per un aspirante scrittore l’unica fedeltà ammessa è quella verso la scrittura, invitando a ridimensionare il potere performativo dei tre giurati.

Domenica sera su Rai tre «Masterpiece» ha fatto sfilare uomini e donne che sono arrivati alla scrittura ognuno a modo suo. C’era l’ex carcerato, la donna ex-anoressica e ex-bulimica, l’operaia che maledice il lavoro di fabbrica, il giovane disceso agli infermi della marginalità, con la speranza di rimanere un drop-out, perché solo così è più autentico di tanti uomini e donne che conducono una vita «normale». Oppure, c’è l’ascetico armato di disciplina che sta alla tastiera con la stessa metodicità di un maratoneta negli allenamenti. Davanti la telecamera sono passate molte silhouette di scrittore. Ma per tutti scrivere romanzi ha un potere taumaturgico per sfuggire all’infelicità di un’era di entropia della comunicazione. In un paese dove si legge sempre di meno, si scrive sempre di più. È con questa contraddizione che «Masterpiece» dovrà fare i conti nel proseguo della competizione.