«Una forte polarizzazione della società è pericolosa per la democrazia, in particolare se viene cavalcata da partiti politici. Questi gruppi lavorano per polarizzare la società ma il compito dei partiti politici sarebbe un altro, quello di trovare la mediazione e il compromesso».

Impossibile non pensare alla Lega di Matteo Salvini e di Lorenzo Fontana ascoltando le parole di Kristina Stoeckl, professoressa di sociologia all’Università di Innsbruck. La studiosa conosce come pochi altri l’universo che ruota attorno al Congresso mondiale delle famiglie in programma a Verona tra pochi giorni. Alla nascita e allo sviluppo di questa rete, diventata ormai transnazionale, sta dedicando i suoi studi da alcuni anni assieme a una équipe di studiosi nell’ambito di un progetto del Consiglio Europeo della Ricerca sulle reti transnazionali della società civile di stampo conservatore. Stoeckl si è avvicinata a questa ricerca dalla sua prospettiva iniziale, è infatti una studiosa della chiesa ortodossa russa. Il lavoro che sta conducendo assieme ad altri è partito nel 2015 ed è una ricerca sociologica qualitativa che l’ha portata ad andare personalmente ai convegni e agli appuntamenti del World Congress of Family e a intervistare i protagonisti.

L’abbiamo incontrata dopo una serata al Centro delle donne di Bologna, ospite dell’Associazione Orlando. L’appuntamento è stato organizzato proprio per fare informazione e conoscere meglio il reticolo di rapporti che sta dietro l’appuntamento veronese benedetto dalla Lega del vicepresidente del Consiglio Salvini e sconfessato dal Movimento 5Stelle e dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Com’è nata questa rete?
Nel 1995 da un incontro tra il sociologo russo della famiglia Anatoli Antonov e uno storico americano, Allan Carlson (attuale segretario internazione del Wcf, ndr). Antonov, preoccupato per il calo demografico della Russia di quegli anni, invitò a Mosca Carlson con l’idea di creare una rete a difesa della famiglia tradizionale. Per molti anni non è accaduto molto anche a causa dei pochi finanziamenti che erano a disposizione. Ci sono stati alcuni appuntamenti come un congresso a Praga nel 1997 ma non c’era una struttura vera e propria.

Quando avviene il punto di svolta?
Il rinnovo si verifica nel 2011 quando entra in campo Alexey Komov, folgorato dalle questioni pro family. Antonov era un uomo dell’era sovietica ed era interessato a questi temi essenzialmente per questioni demografiche visto il calo delle nascite. Komov invece è credente, ed è molto vicino al suo “padre spirituale” Dimitri Smirnov, arciprete ortodosso russo. Smirnov è una personalità molto conservatrice ma, al contrario di altri, anche molto mediatica. Grazie a Komov e ai suoi rapporti, di cui lui non parla ma che risultano provati anche da articoli di stampa, con l’oligarca russo Konstantin Malofeev avviene il salto. Malofeev ha finanziato da parte russa il WCF e da quel momento in poi si è tenuta un’edizione all’anno del congresso. Nello stesso periodo c’è stato anche un cambio negli Stati Uniti che ha contribuito a rinsaldare il legame perché al posto di Carlson è arrivato Brian Brown che ora è l’attuale presidente del WCF ed è un esponente della società civile di destra statunitense.

Qual è l’obiettivo?
Ce ne sono diversi. Nelle repubbliche ex sovietiche il messaggio pro family serve per giustificare il fatto di essere contro l’Unione europea, che viene discreditata come potere che protegge le minoranze e distrugge la famiglia tradizionale. Questo rappresenta anche un aiuto per il Cremlino per consolidare la sua sfera d’influenza. In Italia il messaggio è servito a trasformare la Lega da un movimento con radici pagane in un partito “cristiano” e questo è servito anche in chiave anti musulmani e, anche in questo caso, contro l’Unione europea.
Durante la serata a Bologna lei ha detto di non essersi stupita del fatto che, dopo la formazione di un governo con la presenza della Lega il congresso si sia organizzato proprio in Italia…
Sì, non mi sono stupita, soprattutto pensando ad uno dei primi atti di Salvini al governo quando annunciò di voler eliminare genitore 1 e genitore 2 dalla modulistica per riportare a padre e madre. Chiariamoci: gli italiani sono sempre stati presenti anche nei congressi precedenti. Penso in particolare al presidente di ProVita Toni Brandi, al leghista Claudio D’Amico (che ha curato i rapporti tra la Lega e il partito Russia Unita, ndr), a Luca Volontè, ex parlamentare dell’Udc.

Cosa caratterizza questo tipo di movimenti, ha parlato di movimento ormai transnazionale.
Sì, si tratta di una rete ormai transnazionale. Le politiche morali sono temi controversi per ogni società, ma solitamente in una democrazia il processo politico porta ad una soluzione, ad un compromesso, e se c’è un gruppo fortemente contrario questo rimane una minoranza. Quello che cambia creando una rete di questo tipo è che tutti questi gruppi di minoranza non sono più da soli e questo è destinato, magari non da subito ad aumentare la loro importanza e la loro influenza politica.

Questi gruppi sono pericolosi per la democrazia?
Una forte polarizzazione della società è pericolosa per la democrazia. Questi gruppi indubbiamente la cercano ma sono i partiti politici che poi cavalcano questi temi mentre il compito dei partiti non dovrebbe essere quello di concorrere alla polarizzazione della società ma quello di trovare mediazioni e compromessi.