Una ragazza d’acciaio alla corte dei supereroi
Incontri L’italiana Emanuela Lupacchino è autrice di punta negli Stati uniti di DC e Marvel Comics. «Per me tecnica tradizionale e digitale sono ugualmente utili e complementari. La verità è che entrambi sono solo mezzi, l’opera ultima è legata alla capacità dell’artista»
Incontri L’italiana Emanuela Lupacchino è autrice di punta negli Stati uniti di DC e Marvel Comics. «Per me tecnica tradizionale e digitale sono ugualmente utili e complementari. La verità è che entrambi sono solo mezzi, l’opera ultima è legata alla capacità dell’artista»
Resilienza, ovvero la capacità di andare ogni difficoltà. In altre parole, caparbietà. È questo, l’ingrediente che fa la differenza fra un fumettista e un fumettista affermato. Per referenze, chiedere a Emanuela Lupacchino, artista di punta DC e Marvel Comics ed esponente del club di autori italiani alla corte dei super-eroi Usa. «Per fare bene questo lavoro, serve la testa. Non si vive di sola bravura, servono costanza, intraprendenza e ingegno. Occorre essere affidabili e strutturati», spiega l’artista visuale romana classe 1983. Una dichiarazione d’intenti che però non difetta d’umiltà: «Vorrei aggiungere che noi italiani non siamo “l’unicorno”, ci sono anche molte altre nazionalità tra gli artisti che lavorano negli States». Le regole d’ingaggio sono semplici: tanto lavoro, zero manie di protagonismo e la capacità di mettersi costantemente in gioco.
CONCETTI che Lupacchino ha interiorizzato nel suo spericolato passaggio da promessa della biotecnologia a protagonista del fumetto muscolare. «La carriera da ricercatrice nasce come scelta obbligata legata ad una questione economica. In seguito a una situazione familiare drammatica sono stata affidata a mia nonna e mia zia all’età di 7 anni, quindi fin dall’infanzia ho dovuto cercare strade che mi garantissero l’opportunità di istruirmi attraverso premi e borse di studio, indirizzandomi verso una professione stabile il prima possibile. Quindi mi sono laureata con il massimo dei voti. Ho iniziato a lavorare a 19 anni in un laboratorio diagnostico privato e contemporaneamente portavo avanti gli studi. Due anni dopo, ho superato un concorso presso L’istituto Sperimentale Zooprofilattico di Roma, dove ho lavorato per circa 4 anni e mezzo». Un ambito di lavoro che oggi suona particolarmente attuale… Nel frattempo, però, la passionaccia per il fumetto ribolliva sottotraccia. «Quando potevo, leggevo soprattutto manga. Era un genere condiviso da molti amici, quindi si parlava di quello, si condividevano quelle storie e quei personaggi. Nessuno leggeva supereroi e quindi li seguivo prettamente attraverso le serie animate. Ero e resto una grandissima appassionata di serie e film animati tanto quanto di fumetti, quindi tutto il mio background nasce da lì». Una gioventù spesa tra scienza e fantascienza. «In una storia dovevano esserci animali surreali, ambientazioni fantastiche, immaginarie e personaggi visionari. Amo le storie di Ende e di Beagle, i film in animazione di Bluth…».
LA SVOLTA arriva presto, ma non prestissimo. «Imparare a far fumetti ha un costo elevato e non ho potuto farcela prima dei 25 anni, quando la carriera da ricercatrice mi ha offerto una situazione economica abbastanza stabile da poter accedere a una scuola di fumetto». Lì, l’incontro con Fabio Mantovani, docente e fumettista con collaborazioni da Star Comics a Eura alla “Bedé” di Les Humanoides Associés. «È stato un insegnante davvero importante per me e tutt’oggi siamo grandi amici. Oltre che avermi formata a 360° come artista sulle tecniche mi ha indicato dove guardare per diventare quello che sono oggi». Rudimenti di disegno professionale e utili lezioni di vita: «Fabio mi ha insegnato come diventare un’artista ma soprattutto che tipo di etica avere come professionista e non ha mai sbagliato. Ha saputo trasformare una biotecnologa in un’artista di punta della Dc Comics cominciando da zero. Ma vorrei aggiungere altri due nomi che son stati fondamentali per la mia formazione: Saverio Tenuta e Mauro Talarico. Docenti eccezionali i cui insegnamenti sono tuttora preziosissimi».
OLTRE alle lezioni di disegno vere e proprie, a fare la differenza è stato l’impatto con modelli di ironia e sensualità «Made in Usa» come l’artista di Pin-Up Gil Elvrgren, l’autore di The Rocketeer Dave Stevens o ancora la colonna di Wonder Woman Adam Hughes. «Questi artisti ogni giorno m’ispirano con le loro opere, ho sempre i loro libri sul mio tavolo da disegno. Da loro studio non solo la tecnica, ma il pensiero, l’idea che mettono dietro la loro arte. Quando studio un autore che mi piace, è proprio questo che cerco di fare: capire lo schema di pensiero che c’è alla base di un’opera. Sono autori che rappresentano dei pilastri importanti e che non smetteranno mai di regalarmi intuizione ed ispirazione sui miei lavori». A valle della scuola di comics, ecco le prime esperienze internazionali, con tavole che trasudano già piene di maturità espressiva, un autentico viatico verso Marvel e DC Comics. Nel frattempo, anche il segno matura. «In oltre 10 anni di carriera, si è evoluto sia dal punto di vista della tecnica sia da quello stilistico. Sono una lettrice appassionata e mi lascio ispirare dalle tendenze stilistiche dettate dai miei autori di riferimento. A differenza della tecnica, che prima o poi trova un “punto d’arrivo”, questo approccio continua a spingere le mie opere verso una evoluzione delle sintesi e della costruzione del disegno».
IL TUTTO, continuando ad abbinare tecnica digitale per il layout e matita e china per tavole e copertine. «Per me, tecnica tradizionale e digitale sono ugualmente utili e complementari. Negli ultimi anni sono nati prodotti che nascono in digitale per rimanere in digitale e date le richieste in termini di parametri di risoluzione, realizzazione vettoriale e separazione in livelli sarebbe scomodo produrli con la tecnica tradizionale, mentre per altri prodotti la tecnica tradizionale risulta migliore. La verità è che sia gli strumenti tradizionali che digitali sono solo mezzi, l’opera ultima è comunque legata alla capacità dell’artista». Falsi problemi fra cui rientra anche l’organizzazione a “catena di montaggio” tipica del fumetto statunitense. «Ci tengo a sfatare questo mito. Lavoro per le major americane da oltre 10 anni e nonostante la produzione seriale di interni e copertine, a volte 2 o 3 nello stesso mese, non mi è mai capitato di passare una nottata a disegnare, di non poter cenare con mio marito o prendermi un pomeriggio con le amiche. È vero, si lavora tantissimo e a ritmi serratissimi, ma con una solida organizzazione del tempo, una routine disciplinata e la massima onestà nei confronti delle proprie possibilità si lavora serenamente. Io mi sveglio tutte le mattine alle 6.00 e inizio a lavorare alle 8.00, fino alle 5 circa. Funziona tutto, non ho mai saltato una scadenza e mi concedo regolarmente una vacanza».
E DOPO il sodalizio con Superman, Wonder Woman, Batman, Green Lantern, X-Men,Spider-Man, Avengers, non sembra esserci limite alla fantasia: «Finora ho realizzato tutti i miei sogni nel cassetto, ultimo dei quali la realizzazione di un intero parco a tema, il Warner Bros. Theme Park di Abu Dhabi. I miei disegni sono stati proiettati sul grattacielo più alto del mondo, il Burj Khalifa di Dubai. Ho condiviso progetti con autori come Brian M. Bendis, Peter David, Paul Dini, Frank Miller, Bill Sienkiewicz, Ryan Sook, Kevin Nowlan, Wade Von Grawbadger, Brian Azzarello, Trish Mulvihill. Ho prodotto design per statue, merchandising, produzioni per cinema e tv. Il mio desiderio è di continuare a lavorare su questi personaggi che amo migliorandomi di giorno in giorno».
Anche perché di commesse “Made in Italy” non se ne parla: «Purtroppo esistono dinamiche molto diverse da quelle del mercato statunitense, persino la struttura editoriale è totalmente differente. È una realtà che sento distante ed ermetica, lontana dalla mia visione del lavoro». Peccato.
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