In questi anni abbiamo assistito impotenti, come in fantasy, all’avanzare del vuoto, un oscuro «nulla» che si mangia ospedali, scuole, case, industrie e, mai sazio, si propaga superando i confini di ogni Stato.

Non cambia nulla se ci sia la moneta unica o quella nazionale, non gli fanno paura i muri o le catene montuose, non guarda in faccia nessuno, lo fa dove c’è la Sterlina così come dove c’è l’Euro. Abbiamo per decenni ingoiato un solo messaggio: «non ci sono alternative». Accettare le regole del mercato e lasciarsi guidare da esso, è la sola condizione della vita umana, questo è il dogma. Così quel vuoto si è propagato lasciandoci inermi e indifesi.

La costruzione di una unità europea che aveva nel suo asse franco/tedesco la leva che sollevava il mondo, si è però incrinata. Persino in Francia, dove il mito della competitività ed un ruolo di egemonia in economia, sembrava non essere in discussione, la paura dell’oscuro vuoto spingerà milioni di persone ad affidarsi al nazionalismo di Le Pen. Oggi neanche quei pilastri sembra possano reggere davanti alla fame e alla miseria che la guerra economica, che chiamiamo crisi, lascia dietro di se. Una guerra che ha delle tricee, dei fronti e che ha dei comandanti e dei quartier generali. È in quei quartier generali che vengono prodotte le medicine amare che i campioni del vuoto vogliono propinarci. Quelle medicine sono in realtà veleni a cui possiamo sottrarci.

Davanti a tanto sfacelo un sussulto sembra mettere in discussione quel dogma. A quel nero e oscuro vuoto, un vento sembra spingere fino a noi, una vela carica di alternative. Una alternativa per chi perde il lavoro, per chi lo ha solo precario, per le donne e per i migranti, per la sopravvivenza della terra stessa. Questo vento, che insieme è grecale e scirocco, trasporta fin qui la sabbia dei deserti africani e ci fa raggiungere da suoni e colori che spostano i confini del nostro essere europei in una dimensione più legata al mare che ci circonda ed alle terre da questo bagnate.

Capire quale sia l’alternativa possibile vuol dire partire dalla comprensione della dimensione del fenomeno «crisi», capire quali sono i meccanismi che fanno girare intorno ad un modello di economia di scambio tedesco tutto il sistema economico europeo. Un sistema che per il suo carattere classista, deve sempre più rendersi autonomo dal giudizio delle masse, che cominciano sempre più a non riconoscere in questo sistema la soluzione al loro vivere quotidiano.

La costruzione di una alleanza delle popolazioni più colpite e attraversate dalle trincee e dai fronti di questa guerra, non vuol dire quindi, spostare sul nazionalismo o sul regionalismo il nocciolo della questione ma creare un esercito che, con i loro corpi, renda reale quella opposizione verso questo impoverimento eaffamamento a cui questo modello economico ci sta portando.

Per questo transform! europe in collaborazione con la Fondazione Cercare Ancora. L’associazione Altra Mente e Sinistra Euromediterranea, organizza un incontro con le tante esperienze ed intelligenze che, come noi, cercano la via di una costruzione europea che per continuare a vivere deve essere solo ripensata alla radice.

Domani 22 febbraio dalle 9 presso la sala del chiostro della facoltà di ingegneria dell’Università la sapienza in S. Pietro in Vincoli

*Transform Europe