Autore di una delle opere proliferanti del XX secolo, come dimostra la pubblicazione dei corsi tenuti al College de France dove ha occupato dal 1970 al 1984 la cattedra di «Storia dei sistemi del pensiero», Michel Foucault conosce una vitalità pressocché inesauribille che non ha smesso di fornire sorprese. Il filosofo che più di tutti ha indagato gli archivi grigi della storia ha lasciato a sua volta un fondo immenso di tracce, appunti, «enunciati» come li ha definiti lui stesso ne L’archeologia del sapere studiati grazie all’uso quotidiano delle biblioteche. Ad esempio la «Bn», la biblioteca dell’Arsenale dove Foucault ha elaborato la tesi da cui in seguito ha tratto il suo primo grande libro, Storia della follia.
Nuove problematiche e concetti sono apparsi nell’archivio acquisito dalla Biblioteca Nazionale di Francia. È composto da schede, manoscritti, appunti, 37 mila fogli fino ad oggi conservati nel suo appartamento e sconosciuti anche agli interpreti di ogni nazionalità che ne stanno studiando l’opera. Classificato come «tesoro nazionale» nel 2012, questo archivio promette nuove scoperte, e integrazioni di un lavoro vivente che continua nel tempo, come in un laboratorio.
La ricerca bibliografica, l’indagine delle fonti, sono parti fondamentali di un’attività filosofica che non si è limitata alla composizione di un solo libro. L’opera foucaltiana è una galassia fatta di tasselli infiniti: interviste, saggi sparsi, conferenze negli Stati Uniti o in Brasile, articoli, inchieste, viaggi o interviste. A tutto questo si aggiungono le schede e gli appunti del nuovo archivio, un fondo che comprende la maggior parte dei suoi manoscritti, dei corsi, delle conferenze. Fondamentali considerata la dimensione orale di questa attività inquieta. Tra questi materiali ci sono altri inediti, come il dossier intitolato Les Aveux de la chair che avrebbe dovuto essere il quarto volume della Storia della sessualità. È spuntato anche un diario intellettuale composto da 29 quaderni a spirale che raccolgono le riflessioni su 35 anni di ricerche.
L’acquisto del fondo è costato 3,8 milioni di euro alla Biblioteca nazionale di Francia. Per realizzare questa impresa il suo presidente Bruno Racine ha fatto appello ad un mecenate privato. Lo ha trovato in una società privata di acquisto e vendita di manoscritti. Si chiama Aristophil e il suo presidente fondatore Gérard Lhéritier ha messo a disposizione 1,85 millioni di euro per l’acquisto dei preziosi archivi.
Com’è accaduto per i fondi Guy Debord acquisiti dalla Bnf, anche per quelli Foucault si preparano mostre dove mostrare i manoscritti.