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Una moda global. Anzi local

Una moda global. Anzi localValentino Couture Roma

ManiFashion Nelle innumerevoli variazioni che stanno modificando il settore, si nota una nuova tendenza... La rubrica si prende una pausa, tornerà a metà settembre

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 1 agosto 2015

Nelle innumerevoli variazioni dei cambiamenti che stanno interessando il sistema internazionale della moda, si nota una nuova tendenza della Moda Global con interessi Local che sta seriamente mettendo in discussione, per prima cosa, l’organizzazione delle così dette Fashion Week. Così come sono ora, strutturate stagionalmente nelle quattro città tradizionali, Parigi, Milano, Londra e New York, sono palesemente inadeguate al movimento dei mercati, sempre più disinteressati ai riti stabiliti tra la fine degli Anni 60 e gli inizi del decennio successivo. Già oggi, in realtà, Londra e New York contano pochissimo sia per l’attenzione della stampa sia, soprattutto, per quella dei compratori. In realtà, le sfilate come sono concepite oggi hanno un senso solo a Parigi e a Milano, dove il rapporto tra industria e designers ha stabilito quello che la storia della nascita della moda dice da sempre: il senso della moda occidentale risiede in Europa.

Detto questo, le dinamiche attuali delle aziende, soprattutto di quelle con fatturati e interessi miliardari, non possono più essere soddisfatte dai rituali stagionali che continuano a svolgersi come se il mondo fosse rimasto fermo agli Anni 80 del Novecento, per cui molte aziende stanno cambiando la sede delle loro sfilate a seconda dell’interesse che hanno in un dato mercato. A settembre, per esempio, il marchio iper francese Givenchy, da dieci anni disegnato dall’italiano Riccardo Tisci, andrà a sfilare a New York abbandonando, almeno per questa stagione, la tradizionale piazza di Parigi. Il motivo dello spostamento è che nelle stesse date il marchio inaugura il suo primo negozio a New York, mostrando così quell’attenzione local che sembra contraddittorio con un marchio di moda global.

Forse, è la prima volta che succede nel prêt-à-porter, ma è significativo. Anche perché i segnali che un sistema vecchio si sta definitivamente sbriciolando sono arrivati dalla haute couture, il cui calendario parigino si è ridotto moltissimo ma continua a rappresentare la punta dell’iceberg del sistema. Il primo a pensare a una presentazione itinerante è stato Valentino, marchio italiano ma che da oltre vent’anni sfila a Parigi, che già lo scorso anno ha fatto sfilare una collezione di couture a New York, con la contemporanea apertura di un negozio. Tornato una stagione a Parigi, lo scorso luglio si è spostato a Roma, con la contemporanea apertura di un negozio, e il prossimo anno ripeterà la trasferta a Dubai per lo stesso motivo.

Quello che vale per Givenchy, vale anche per Valentino, dunque: due marchi global che stanno rivolgendo le attenzioni ai mercati local. E visto che l’esperimento è riuscito molto bene, già molti altri marchi stano pensando di adottare l’idea. Ci vorrà molto tempo perché il sistema delle Fashion Week possa implodere, ma è un segnale da prendere con attenzione.

Approfitto di questa ManiFashion pre-vacanze per salutare Barbara Vitti, che ci ha lasciato prematuramente e improvvisamente pochi giorni fa. Barbara ha inventato il mestiere delle pubbliche relazioni della moda in Italia ed era una grande lettrice e amica del manifesto (il manifesto ha molti amici nella moda: se qualcuno fosse un po’ più generoso ne saremmo contenti).

Molti anni fa, fu Barbara a convincere Giorgio Armani a pagare alcune pagine di pubblicità sul giornale e a concedere un’intervista a Gianfranco Capitta che destò molta sensazione nell’ambiente. Arrivederci a settembre.

manifashion.ciavarella@gmail.com

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