Il termine «pregiudizio» è assai insidioso, sia nell’etimo che nelle sue ricadute teorico-pratiche. Produttore di danni, esclusioni e conseguenti ancorché legittime rivendicazioni, il terreno che precede il giudizio è infatti abbastanza articolato. Altrettanto dicasi a proposito della solida impronta dello stereotipo che, nella sua fissità, riporta all’immobilismo dei ruoli e delle relative sorti che avrebbe l’ardire di prevedere e traghettare. Di questo e molto altro è imbastito l’ultimo volume di Paolo Ercolani, Contro le donne (Marsilio, pp. 318, euro 17,50) che sostanzialmente si attesta nel piano intermedio di quel pensiero critico veicolato attraverso un linguaggio divulgativo, cioè leggibile da tutte...