La macchia nera che dal 22 dicembre attraversa il Lago di Pietra del Pertusillo, in Basilicata, si è estesa negli ultimi giorni fino a coprire quasi l’intera superficie. L’anomalia nell’invaso artificiale, che fornisce acqua potabile a circa 2 milioni di persone attraverso l’acquedotto lucano e pugliese, oltre che quella per l’energia idroelettrica e l’irrigazione dei campi, è iniziata dalla sponda ovest, come già avvenuto in passato, tra Grumento e l’innesto del fiume Agri, che dista solo un paio di km da alcuni dei 24 pozzi di estrazione di petrolio del Centro Olio Val d’Agri di Viggiano (Cova), in concessione a Eni e Shell.

A LANCIARE L’ALLARME RIGUARDO alla necessità di accertare la natura della pigmentazione è stata l’associazione Cova Contro, che coinvolgendo singole persone, enti e realtà nazionali e non, attraverso l’approccio partecipato della citizen science, monitorizza lo stato di salute del lago dal 2017, quando dai serbatoi del Centro Oli si è verificata una perdita di oltre 400 tonnellate di greggio. Per tale sversamento, che ha compromesso le falde acquifere e 26 mila metri quadrati di suolo e sottosuolo, l’Eni è indagata per disastro ambientale insieme a 13 persone fisiche tra dirigenti e membri del Comitato Tecnico Regionale. Servendosi di analisi qualitative delle acque in laboratori accreditati, Cova Contro rilevò allora una contaminazione da fosfati e idrocarburi, questi ultimi sino a 286 microgrammi per litro contro i 200 fissati dalla legge per le acque potabili: valori che oggi, denuncia l’associazione, rischiano di essere superati.

NEL 2017 LA CONTAMINAZIONE DA IDROCARBURI era accompagnata da una forte proliferazione algale, come quella rilevata in questi giorni dal satellite Sentinel 2, che permette di individuare cianobatteri e clorofilla-A e che ha messo in moto anche i rilevamenti dell’Agenzia Regionale Per la Protezione dell’Ambiente, l’Arpa Basilicata: «Dalle analisi condotte sui campioni prelevati l’11 gennaio 2023 si è ritenuto che la proliferazione algale aveva iniziato a evolversi verso una probabile fioritura algale. Si è ritenuto necessario e urgente effettuare prelievi lungo tutto l’asse, dall’ingresso del fiume Agri fino allo sbarramento mediante l’ausilio dell’imbarcazione», ha diramato l’agenzia nel report sul monitoraggio dell’invaso effettuato tra il 30 dicembre e il 19 gennaio.

IN DETERMINATE CONDIZIONI DI LUCE, di livello idrometrico, di temperatura e altri fattori, può avvenire, come in questo caso, un fenomeno di crescita fuori dal normale di organismi che vivono all’interno del lago quali le alghe, che tendono a proliferare in condizioni di maggiore benessere per loro, come le temperature quasi estive che abbiamo avuto nei giorni scorsi », ha affermato Achille Palma, direttore Tecnico Scientifico di Arpab.

L’AGENZIA HA ESCLUSO LA TOSSICITÀ delle alghe, annotando che «la analisi condotte sui campioni di acqua prelevati il tra il 30 dicembre 2022 e il 3 gennaio 2023 non hanno evidenziato presenza di tossicità» e dalle indagini condotte sino a oggi è stata esclusa la presenza di idrocarburi nelle acque dell’invaso del Pertusillo.

«IL FENOMENO DI COLORAZIONE ANOMALO delle acque è dovuto a una fioritura algale del genere Gymnodinium cf Biecheleria pseudopalustris», ha concluso. I risultati delle indagini però non combaciano con quelli dell’associazione, secondo cui «il chimico prelevato il 28 dicembre a Masseria Crisci, sulla sponda di Montemurro, non ha anomalie apprezzabili tranne che per gli idrocarburi pesanti: 311 mcg/l, il valore più alto che abbiamo mai raccolto nel tempo», hanno scritto sul blog.

A NON LASCIARE TRANQUILLI GLI ATTIVISTI è il fatto che le fioriture algali presenti nel lago, anche se non rappresentano necessariamente di per sé un pericolo per la salute umana, «possono essere indotte dalla componente azotata degli idrocarburi, e indicare così una sorta di sintomo dell’esposizione dell’invaso a determinate contaminazioni», scrivevano a fine dicembre sul sito dell’associazione. La tesi è avallata da uno studio di Emilio D’Ugo, Milena Bruno, Arghya Mukherjee, Dhrubajyoti Chattopadhyay, Roberto Giuseppetti, Rita De Pace e Fabio Magurano pubblicato su Springer nel 2021 che denota lo sversamento del 2017 nel Pertusillo come «una rara opportunità per studiare come il microbioma lacustre ha risposto alla contaminazione da idrocarburi». I ricercatori riportano che i campioni analizzati prima e dopo l’incidente «hanno indicato che i cambiamenti nella comunità microbica d’acqua dolce erano associati all’inquinamento da petrolio », rivelando «modelli di successione specializzati delle comunità microbiche lacustri che erano potenzialmente in grado di degradare idrocarburi complessi e recalcitranti» e che per questo «possono fungere da efficaci indicatori per l’inquinamento lacustre da petrolio».

INOLTRE L’INVASO AVREBBE SUBITO una manovra di svuotamento i primi giorni di dicembre. «Le alghe, che possono nutrirsi della componente azotata degli idrocarburi, sono una sorta di risposta immunitaria dell’acqua. Potrebbe essere interessante capire se lo svuotamento dell’invaso, aumentando il rapporto percentuale tra l’acqua e i nutrienti o i contaminanti, ha contribuito o meno alla fioritura algale. Le variabili sono molteplici e andrebbero approfondite », ha spiegato il presidente dell’associazione Cova Contro, Giorgio Santoriello, secondo il quale «le problematiche che affliggono il Pertusillo, derivate dalla vicinanza dai pozzi di petrolio, nonché dagli scarichi agricoli e zootecnici che lo interessano, non ricevono la dovuta attenzione». Ecco perché l’associazione da tempo chiede l’avvio di un tavolo tematico specifico sull’invaso e controlli più serrati dell’area che tengano conto di tutte la variabili, anche quelle connesse agli effetti dei cambiamenti climatici «migliorando la rete di monitoraggio pubblica, creando un sistema di preallarme e censimento dettagliato delle anomalie, incrociando le tecnologie da remoto con prelievi automatici a terra, il tutto per una comunicazione costante dei dati al pubblico».

RICHIESTE CHE SAREBBERO IN LINEA con la nuova direttiva Ue sulla qualità delle acque destinate al consumo umano entrata in vigore questo gennaio, che rinforza le norme di tutela della salute dalla contaminazione, stabilendo requisiti più stringenti, promuovendo l’uso dell’acqua dal rubinetto, con il ricorso a un approccio basato sul rischio per l’intera filiera, dai bacini idrografici di estrazione alla distribuzione e puntando a migliorare l’accesso a informazioni trasparenti da parte dei consumatori.