Adesso tocca ai gay. Dopo i migranti, le ong, la stampa e la magistratura, l’Ungheria di Viktor Orbán prepara un nuovo giro di vite, questa volta contro le comunità Lgbt. Non che fino a oggi le persone omosessuali o transgender fossero particolarmente tollerate nel paese, così come del resto le altre minoranze. La novità è che due giorni fa Fidez, il partito nazionalista del premier magiaro ha presentato in parlamento una proposta di modifica di legge per vietare la «propaganda» gay e la possibilità di parlare di omosessualità nelle scuole. Se le nuove norme verranno approvate, cosa molto probabile vista la maggioranza su cui Orbán può contare in parlamento, nelle scuole sarà proibito l’uso di testi che parlano delle persone Lgbt.- «Ogni testo di propaganda o promozione che parla in modo permissivo di queste cose, è dannosa per i minorenni», ha spiegato il capogruppo di Fidez Mate Kocsis. La legge punisce anche la pedofilia e la visione di materiale pornografico prima dei 18 anni.

Il modello del nuovo provvedimento è un’analoga legge contro la propaganda gay voluta e fatta approvare nel 2013 in Russia da Putin e che non ha mancato di provocare effetti paradossali come, nel 2017, l’impossibilità per il Bolshoi di commemorare una stella russa della danza come Rudolf Nureyev s la denuncia contro un’azienda di gelati colpevole di aver messo in commercio un gelato multicolore chiamato «Arcobaleno». Per arrivare alla richiesta, avanzata a maggio scorso dalla procura di San Pietroburgo, di vietare su Istangram la diffusione di uno spot di Dolce e Gabbana nel quale due ragazze si baciano.

In Ungheria la nuova legge è solo l’ultima iniziativa contro le minoranze presa dal premier magiaro, nel cui mirino in passato sono finiti anche ebrei e rom. L’anno scorso a farne le spese è stato perfino un libro di fiabe pubblicato da un’organizzazione civica che intendeva sensibilizzare l’infanzia sui diritti delle minoranze, che è stato addirittura strappato pubblicamente. «Il regime illiberale di Orbán pone spesso il veto alla dichiarazione dell’Ue contro i regimi totalitari di Russia e Cina», ha commentato Yuri Guaiana della segreteria di +Europa. «Non è quindi una sorpresa se ora arrivi a ispirarsi a Putin anche contro i suoi stessi cittadini».