Nel giugno 1974 Pierpaolo Pasolini, da grande visionario quale fu, dalle colonne del Corriere della Sera lanciò questo monito: «L’Italia senza contadini e artigiani non ha più storia». Ci ritroviamo a ripensare alle sue parole in questo inizio di 2021, a quasi 50 anni di distanza e in piena crisi sindemica.

Per troppo tempo abbiamo provato a distruggere e umiliare, prima culturalmente e poi anche dal punto di vista normativo, la piccola agricoltura familiare e di prossimità. Slow Food, ispirata dalle visioni di altri grandi intellettuali italiani (da Mario Soldati a Nuto Revelli e Gino Veronelli), è stata tra le prime realtà a lanciare questo allarme, ma fortunatamente non la sola: nasceva infatti 10 anni fa la Campagna popolare per l’agricoltura contadina, un insieme di associazioni contadine che richiama alla necessità di considerare agricoltura industriale e agricoltura contadina come due segmenti economici estremamente diversi, con pari dignità dal punto di vista culturale e scientifico, con ricadute sociali e ambientali opposte e con la necessità di avere, dunque, norme diversificate.

A titolo di esempio basti pensare che a oggi quasi mai la legge riconosce la figura del contadino e che nelle norme in tema di sicurezza alimentare l’azienda agricola a prescindere dalle sue dimensioni è definita “industria alimentare”.

Oggi, grazie al lavoro della Campagna per l’Agricoltura contadina e a un gruppo di parlamentari sensibili, questo riconoscimento potrebbe vedersi realizzato in una legge quadro nazionale che il Parlamento potrebbe – finalmente – approvare in tempi brevi (crisi di governo permettendo).

I promotori dell’iniziativa attraverso una lettera (www.agricolturacontadina.org) si rivolgono in modo particolare ai contadini e alle contadine di tutta Italia, e più in generale ai cittadini e alla società civile, chiedendo a tutti quanti di dare la più ampia diffusione possibile a questo appello affinché l’iter della legge giunga al suo compimento, evitando altresì che alcune forze politiche possano modificare la proposta in esame riducendola a una mera operazione di immagine.

Nel 2018, un po’ distante dal clamore dei media, l’Onu ha approvato la Dichiarazione Universale dei Diritti Contadini e dei Lavoratori Agricoli; a tre anni da quell’importante traguardo per tutti quelli che nel mondo producono cibo in maniera sostenibile e in relazione alla comunità di appartenenza, molte regioni italiane ne hanno voluto interpretare lo spirito, producendo strumenti di semplificazione per difendere e presidiare la piccola e media impresa agricola. Anche allo scopo di fornire un quadro di riferimento univoco nei diversi territori italiani oggi è fondamentale che il Parlamento compia questo ulteriore passo verso una norma che restituisca un quadro organico dell’agricoltura contadina.

Slow Food ritiene che il mondo contadino abbia molto da insegnare rispetto alle sfide che stiamo affrontando e che dovremo affrontare e che l’agricoltura familiare e l’autoproduzione rappresentino il paradigma da seguire per produrre cibo in modo sostenibile, equilibrato, lungimirante e rispettoso degli ecosistemi.

È necessario oggi, con passo spedito, riappropriarci di quella storia collettiva fatta di relazione tra città e campagna, di valori semplici di cui la cultura contadina è intrisa e di cui, come aveva già intuito Pasolini, oggi sentiamo fortemente il bisogno.