Una inchiesta sul disastro sanitario e ambientale nel poligono di Quirra
Nel 2001 il sindaco del comune sardo di Villaputzu, l’oncologo Antonio Pili, denunciava una incidenza elevata in misura anomala di tumori del sistema emolinfatico tra gli abitanti di Quirra, una frazione che allora contava 150 residenti, posta nei pressi del Poligono sperimentale di addestramento interforze di Salto di Quirra.
ATTIVO DAL 1956, è uno dei tributi più cari che la Sardegna paga al trono militare. A novembre 2021 si è concluso il processo dove 8 generali che hanno guidato il Poligono dal 2002 al 2010 sono stati assolti. Erano accusati di omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri per non aver interdetto le aree dove si svolgevano brillamenti e lanci di missili. In questi 20 anni si sono susseguite denunce, inchieste, archiviazioni, commissioni, perizie, monitoraggi, studi. Ma nonostante le evidenze della contaminazione e dei comportamenti illeciti che l’hanno provocata (discariche abusive, smaltimenti illegali, mancanza di bonifiche) l’inquinamento, le morti, gli infortuni, le malattie, le malformazioni sono rimasti senza colpevoli.
UN DISASTRO AMBIENTALE e sanitario, quello di Quirra, documentato nel libro scritto a più a mani Ambiente e salute nel territorio del poligono interforze Salto di Quirra, pubblicato da Editori Riuniti. Un lavoro immane che attraverso la raccolta e l’elaborazione di moltissimi dati, testimonianze, informazioni, ricostruisce una vicenda lunga e tortuosa. Un libro che non sarebbe mai venuto alla luce se il biologo Mauro Cristaldi, che dei numerosi tecnici e scienziati che si sono occupati nel tempo di Quirra è stato il primo, non vi avesse infuso le sue conoscenze e la sua passione. Purtroppo, una morte prematura gli ha impedito di vedere la conclusione di questo lavoro, e anche del processo.
INDIVIDUARE IL NESSO fra le attività militari e le patologie riscontrate nelle popolazioni non è semplice: gli agenti inquinanti sono molteplici e le esposizioni, per lo più, multifattoriali: occorre prendere in esame l’esposizione, anche simultanea, ai diversi agenti chimici prodotti, agli isotopi radioattivi liberati nell’ambiente; agli intensi campi elettromagnetici emessi dagli impianti radar e di telecomunicazione, al particolato fine prodotto da esplosioni e combustioni a temperature elevatissime; gli effetti sanitari sono difficili da correlare con un semplice nesso causa effetto a causa della varietà delle patologie.
COME VIENE RICOSTRUITO nel primo capitolo del libro, le attività militari hanno prodotto ambienti contaminati in numerosi siti e in ogni parte del mondo e in diversi momenti della storia: per questa ragione studiare Quirra assume una particolare importanza e un significato più generale, indicando le conseguenze ambientali, sanitarie e sociali, sia delle guerre, sia della produzione e sperimentazione di armi, anche in periodi di «pace».
A PARTIRE DAL SECONDO capitolo il caso del Poligono di Quirra viene descritto nei dettagli: da una parte gli armamenti impiegati, gli inquinanti chimici e radiochimici immessi nell’atmosfera, nei suoli, nelle acque e negli organismi viventi, l’inquinamento elettromagnetico, dall’altra le condizioni sanitarie e ambientali rilevate a Quirra, che portarono a parlare di una vera e propria «sindrome», le indagini epidemiologie e l’inchiesta giudiziaria.
IL COLLEGAMENTO VA individuato negli studi relativi agli effetti rilevati sugli esseri viventi dovuti all’esposizione agli inquinanti di origine militare e nelle indagini epidemiologiche che dovrebbero consentire di rilevare gli effetti prodotti sulla salute degli esseri umani, che sul caso di Quirra sono state condotte solo parzialmente.
E DA QUI SI SOLLEVA una delle questioni centrali: quel nesso difficile da individuare, fino a che punto è stato ricercato? È uno degli aspetti più delicati del rapporto fra scienza e società: chi ricerca orienta il processo di ricerca scegliendo le domande a cui rispondere, che non sono le uniche che possono essere poste, e non necessariamente quelle giuste: in questo libro, un gruppo di scienziati schierato dalla parte di chi subisce le sperimentazioni belliche, ha voluto rendere comprensibile un patrimonio di conoscenze altrimenti prigioniere della stretta cerchi di consulenti tecnici ed esperti per arrivare a porsi altre domande. E, probabilmente, altre risposte.
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