È il 12 agosto 2017 quando a Charlottesville, Virginia, scendono in piazza i cosiddetti “suprematisti bianchi” di Vanguard America, un gruppo di estrema destra dichiaratamente razzista, che protesta contro la rimozione della statua del generale Robert Lee eroe dei sudisti ai tempi della Guerra Civile. In contemporanea va in scena una contro-manifestazione antirazzista presa di mira dal giovane neo-nazista James Alex Fields che lancia la sua auto sul corteo uccidendo una ragazza e ferendo venti persone.

La reazione di Trump è così tiepida – una generica “condanna di ogni tipo di violenza” – che persino il conservatore Wall Street Journal attacca il presidente. Il premio Pulitzer Colbert King scrive: “La gente che manifesta a Charlottesville è la tua gente, parla la tua lingua e vomita i tuoi sentimenti. Non far finta di non conoscerli. Uno di loro ha raggiunto la Casa Bianca”.

C’è una grande e violenta “patria bianca” dei suprematisti che non conosce confini, dall’America, all’Europa, all’Oceania. E prende ispirazione da gesti compiuti anche molto lontano da dove avvengono le stragi. Qualche tempo fa è stato arrestato un ufficiale della guardia costiera Usa, Christopher Paul Hasson, in casa aveva un arsenale di 15 armi da fuoco e più di 1000 munizioni: stava progettando un massacro. Era autore di un manifesto ispirato a Anders Breivik che nel 2011 uccise in Norvegia 77 persone.

Può quindi meravigliare ma fino a un certo punto che le mitragliatrici usate dall’autore della strage con 50 morti nelle moschee di Christchurch in Nuova Zelanda portassero scritte che con riferimento ad antiche battaglie e a più recenti attacchi contro le comunità musulmane: tra queste una portava anche il nome “Luca Traini”, l’estremista di destra autore dell’attacco contro migranti compiuto l’anno scorso a Macerata.

I manifesti sembrano essere una costante. Uno degli autori della strage di Christchurch, l’australiano Brenton Tarrant, aveva preannunciato il suo gesto con un manifesto anti-migrati pubblicato su Internet dove si inneggiava anche a Trump. In Australia si è creato un contesto favorevole al suprematismo. Nell’ottobre scorso il senato di Canberra ha bocciato una mozione di condanna del “razzismo anti-bianco” per soli tre voti, 31 voti contrari e ben 28 a favore. La mozione, presentata dalla leader del partito anti-immigrazionista One Nation, Pauline Hanson, puntava la sua accusa contro “il deplorevole aumento del razzismo contro i bianchi e degli attacchi al mondo e stile di vita occidentali” Lo slogan del suo partito è “it is ok to be white”, è ok essere bianchi.

Il suprematismo bianco è diventato una delle correnti più pericolose e destabilizzanti. Secondo un rapporto dell’Anti Defamation League, l’associazione ebraica, negli Usa gli omicidi dei suprematisti sono più che raddoppiati. Nel 2017 suprematisti bianchi e altri estremisti di estrema destra erano stati responsabili del 59 per cento di tutti gli incidenti mortali negli Stati Uniti. L’elezione di Trump è indicata come un fattore che ha rivitalizzato i gruppi che rifiutano sia l’ideologia di sinistra sia il conservatorismo della destra moderata.

Incoraggiati anche dalle dichiarazioni demonizzanti di Trump su latinos e musulmani i suprematisti guadagnano terreno. Negli Usa vanno dalle sette religiose agli skinhead militanti, dai neo-nazisti fino ai Ku Klux Klan. I fondamenti di queste organizzazioni sono radicati nella religione combinata con un’organizzazione di stampo paramilitare. I gruppi del Klan sono in declino mentre sono in ascesa quelli ispirati da Hitler, come la National Alliance (il cui motto è “nessuna società multirazziale può essere veramente sana”) e la Chiesa del Creatore, il Creativity Movement.

In Europa i suprematisti bianchi che si rifanno all’ideologia “ariana”, con idee e programmi islamofobi e in molti casi antisemiti, contano ormai su oltre un migliaio di siti web che incitano non solo alla “caccia all’islamico” ma anche alla battaglia contro l’aborto e alle politiche sociali di aiuto a profughi e immigrati. In Europa accanto ai movimenti razzisti legati al misticismo nazista è cresciuto negli anni’90 il movimento del “nazionalismo bianco”, distinto dai gruppi neo-nazisti perché non afferma una superiorità della razza bianca ma enfatizza il timore che i cambiamenti demografici provocheranno la sostituzione della cultura bianca con altre culture ritenute inferiori.

La Nuova Zelanda è agli antipodi ma non così lontana.