Un album dei Bon Iver è facilmente riconoscibile. Nel senso che non è semplice trovare, di questi tempi, un prodotto così particolare, raffinato nei testi ma soprattutto nel suono che appartiene solo a loro, come un marchio di fabbrica. Questo nuovo lavoro, dal titolo i,i, parte con il brano YI che sembra una registrazione brevissima fatta con il telefonino. Per poi arrivare immediatamente alla prima vera canzone, iMi, dove il testo semplice si appoggia su una distorsione musicale e vocale che anticipa come sarà l’intero album. Malinconico, delicato, profondo.

È COME un paesaggio che ricorda la calma, la serenità e allo stesso tempo i distacchi, i vuoti che diventano incolmabili. Come se dopo ore di traffico passate in macchina si arrivasse finalmente a delle lunghe distese che costeggiano il mare. Così avviene nel brano più potente ed evocativo, Hey, Ma, dove il ritorno, verso qualcuno, verso un luogo, da cui si sa che non si può scappare, sembra l’unica certezza. Non manca il gospel, come in U (Man Like) e anche il folk di Marion. Per quanto possa sembrare monotono a primo impatto, in realtà lo si può considerare un album perfettamente riuscito: in un’epoca in cui il rumore è predominante, qui la ricerca della la serenità attraverso il suono è la vera rivoluzione. Trovare la pace attraverso la musica.