Il 22 luglio 2018 è una data che i volontari e gli operatori dell’Oasi WWF del Padule Orti-Bottagone in provincia di Livorno non dimenticheranno facilmente. Quel giorno viene avvistata una coppia di falchi pescatori (Pandion haliaetus) impegnati nella costruzione di un nido sulla piattaforma di un traliccio: il maschio recupera le ramaglie, la femmina le sistema in modo minuzioso. Vanno avanti così per tre mesi, ma quando il nido è a un buon livello, tutto il lavoro viene vanificato dal forte vento che, a fine ottobre, spazza la costa. È una brutta delusione per chi ha seguito la coppia fino a quel momento: anche negli anni precedenti alcuni falchi pescatori si erano aggirati in palude con l’intenzione di nidificare, ma qualcosa era sempre andata storta.

Arriviamo a febbraio 2019: il maschio viene avvistato mentre porta dei rami sulla piattaforma del traliccio dove è allocata una cesta per la nidificazione delle cicogne. Anche questa volta le intenzioni sono serie e si spera che la cesta trattenga meglio le ramaglie. Nel giro di due mesi la coppia crea un bel nido e inizia la fase di accoppiamento che culmina il 17 aprile con l’avvio della cova che durerà dai 36 ai 42 giorni: la femmina coverà le uova, mentre il maschio starà nei paraggi e si presterà a portarle il pesce e a fare il cambio-cova almeno due volte il giorno per circa un’ora. 28 maggio: al calar del sole la femmina, intenta nella cova, ad un certo punto lancia un richiamo, il maschio, da un posatoio poco distante, vola da lei che si alza e si gira verso le uova. Restano circa un minuto ad osservare il centro del nido: finalmente sono nati! Il giorno dopo il maschio porta il pesce, ma stavolta lei non scende dal nido per il cambio-cova: sfiletta a piccoli pezzi il pesce e inizia ad imbeccare… è la prova della nascita. I giorni passano e i piccoli crescono, ma quanti sono? Ore e ore di osservazione e così vengono individuati tre giovani falchi pescatori che si vanno ad aggiungere ai due nati nel nido della Diaccia Botrona, a quello nato nel nido Centrale della Diaccia e ai due nati nel nido dell’altra Oasi WWF ad Orbetello. Anche questi tre giovani verranno inanellati e sarà loro applicato un leggero sistema di rilevamento GPS prima dell’involo: così si potrà seguire il loro volo che li porterà sino in Africa e tra tre anni, se tutto andrà bene, probabilmente li riporterà nello stesso luogo dove sono nati.

Un evento straordinario che arriva dopo tanto duro lavoro. Il falco pescatore, non nidificante in Italia dal 1969, è stato reintrodotto con un progetto promosso dai Parchi regionali della Maremma e della Corsica iniziato nel 2002 e messo in atto dal 2006. In Toscana l’ultima nidificazione documentata risaliva addirittura al 1929 sull’isola di Montecristo.

Nel 2011 c’è stata la prima nidificazione in Italia dopo 42 anni con una coppia formata da un maschio liberato nel 2006 nel Parco della Maremma e da una femmina di provenienza sconosciuta. Negli anni successivi la stessa coppia ha continuato a nidificare regolarmente e se ne sono aggiunte due nella Riserva naturale della Diaccia Botrona a Castiglion della Pescaia (2014 e 2015) e una quarta nell’Oasi WWF di Orbetello (2018). Con quella che ha nidificato quest’anno nell’Oasi WWF del Padule Orti-Bottagone siamo a cinque coppie dall’inizio del progetto.

Spesso come ambientalisti dobbiamo denunciare, e lo abbiamo fatto anche da queste pagine, la drammatica perdita di biodiversità causata dalle azioni scriteriate dell’uomo. Oggi però possiamo celebrare questo piccolo, grande successo. Ne abbiamo tutti bisogno per continuare a lavorare con sempre maggiore motivazione per la tutela della straordinaria natura del nostro Paese e di tutto il Pianeta.