Ir losangelino ambientato negli anni settanta ma filtrato dal gusto postmoderno e ipertrofico del cinema hollywoodiano della decade successiva. C’è il produttore al tritolo Joel Silver (i Predator, gli Arma letale, i Matrix, ma anche i primi, e l’ultimo film, di Walter Hill) dietro a The Nice Guys, presentato fuori concorso a Cannes e nelle sale italiane a partire da oggi. Alla regia è un regolare collaboratore di Silver, lo sceneggiatore Shane Black (Arma letale, L’ultimo Boy Scout, Last Action HeroL’ultimo grande eroe); mentre i «bravi ragazzi» del titolo – una strana coppia che ricorda quella di un altro titolo della Silver Productions, 48 ore – sono interpretati da Russell Crowe e Ryan Gosling.

 
Sovrappeso, accessoriato da camice hawaiane, un giaccone di pelle azzurra, un tirapugni perennemente in tasca, e dallo sguardo seraficamente rassegnato di chi ha visto tutto, Crowe è Jackson Healy, un giustiziere sui generis, picchiatore a cottimo, specializzato nella protezione di angeliche minorenni dalla grinfie di seduttori di mezz’età. Uno di quei bruti violentissimi ma un po’ adorabili resi estinti dal pc.

 
Solo qualche gradino più in alto nella scala dei falliti, Holland March (Gosling) è un Marlowe d’avanspettacolo, un detective privato attaccato alla bottiglia, che profitta cinicamente della confusione mentale di vecchiette che lo assumono per cercare il marito scomparso «dal giorno del suo funerale» e che vive con una figlia bionda molto più saggia di lui. I loro miserevoli destini si incontrano nella strana intersezione tra la morte violenta di una porno star, la scomparsa di una ragazza inseguita da due killer e un’inchiesta sulle marmitte anti-ecologiche di un gigante dell’auto di Detroit; sullo sfondo di coloratissimi, decadenti, party hollywoodiani, inseguimenti e sparatorie da Keystone cops. A un certo punto c’è una manifestazione di ecologisti con maschere antigas. E appare anche Kim Basinger (una star degli Eighties), che lavora per il ministero di giustizia.

 
Uno dei padri fondatori della grossa commedia d’azione, Black riffa sull’imaginario del noir californiano – frullando Chinatown, Il grande sonno, Inherent Vice, LA Confidential e tutte le sotto-declinazioni del genere. La linearità non e mai stata il suo forte. E nemmeno la profondità: il suo è un cinema completamente privo di attention span, che spesso ha l’aria rinunciare a un’ambizione nel momento in cui la manifesta.

 
Ma, qui, l’accozzaglia di deja vu, spensieratamente buttati insieme uno all’altro, si cristallizza e trova il suo senso nelle performance tenutissime di Gosling e Crowe, concentrati come due equilibristi, e capaci di sorprese impercettibili che disarmano i clichè dei loro personaggi.

 
Pieno zeppo del bric-a-brac di una Los Angeles, e di una Hollywood, che non esistono più, e nei cui confronti suggerisce un’ombra di nostalgia, The Nice Guys è un film inaspettatamente rinfrescante.