La casa editrice Penguin India, tra le più antiche e rinomate nel paese, la scorsa settimana ha deciso di ritirare dagli scaffali ed eliminare tutte le copie invendute di The Hindus: An Alternative History, saggio di Wendy Doniger – un’istituzione negli studi del subcontinente indiano a livello mondiale – pubblicato nel 2011.

Il saggio di Doniger, docente di indologia presso la Chicago University, si concentra su un’analisi storica e storiografica dell’induismo, con l’obiettivo di intercettare un pubblico non specializzato interessato alla genesi e lo sviluppo della millenaria religione indiana.

Accolto con entusiasmo dalla critica internazionale e dai lettori di mezzo mondo, il libro ha scatenato l’ira dei gruppi aderenti all’ideologia dell’Hindutva, nazionalismo a trazione religiosa spina dorsale della «destra» indiana del Bharatiya Janata Party (Bjp).

Uno di questi – il Shiksha Bachao Andolan – nello stesso 2011 denunciò Penguin India in sede civile e penale, sostenendo che The Hindus comprendesse alcune travisazioni storiche, si poggiasse su una ricerca storiografica approssimativa e contenesse passaggi «eretici», in particolare circa i risvolti erotici attribuiti all’induismo.

Dopo quattro anni di battaglia legale la casa editrice ha deciso di trovare un accordo extra giudiziale con la parte offesa, mettendo di fatto il libro all’indice di un’India dove la libertà d’espressione viene soffocata ogni giorno di più dalla pressione del bigottismo religioso, di matrice hindu o musulmana.

Il settarismo, negli ultimi anni, ha mietuto in India migliaia di vittime, parte integrante di un confronto sociale e politico considerato ormai dagli osservatori nazionali e internazionali un pericolo concreto di disgregazione, sfilacciamento di un tessuto sociale eterogeneo e multiculturale per definizione: lo scheletro che sorregge il secondo paese più popoloso della terra.

Nel continuo equilibrismo politico e giuridico a tutela della sensibilità religiosa, la prima vittima sacrificata sull’altare di un’idea mostruosa di armonia sociale – dove la permalosità selettiva vince sul senso comunitario di libertà – è stata la cultura. Salman Rushdie, censurato e costretto all’esilio per i suoi Versi Satanici, e M.F. Husain, pittore morto in esilio colpevole di aver ritratto nudi di divinità hindu, sono gli esempi più eclatanti di una tendenza sempre più allarmante, che prende di mira l’incolumità di chi si spinge oltre i limiti – ridefiniti di volta in volta – del socialmente accettabile.

Appresa la notizia, Doniger ha affidato le sue riflessioni a una lettera indirizzata ai suoi editori, dicendosi preoccupata per il clima politico «in continuo peggioramento». L’autrice si schiera però a difesa di Penguin India, meritevole di «aver lottato» dove altri si erano arresi in partenza, affrontando il vero «nemico» di tutta la faccenda: la legge indiana.

La controversa legge 295A, infatti, in caso di «atti maliziosi e deliberati che offendono la sensibilità religiosa» prevede pene detentive fino a tre anni. La norma è, a tutti gli effetti, l’arma contundente con la quale le numerose anime settarie della Repubblica indiana possono attaccare le voci fuori dal coro – sempre più sparute – che osano avanzare critiche contro la progressiva chiusura a riccio della società indiana, divisa ad arte nel mantenimento di bacini di voti e di potere pronti all’uso in periodo elettorale.

Mentre nella comunità intellettuale si stanno organizzando i primi gruppi a sostegno di Doniger, la scrittrice e attivista Arundathi Roy – pubblicata da Penguin India – come l’accademica americana lancia l’allarme con una lettera indirizzata alla casa editrice, immediatamente ripresa dai maggiori quotidiani indiani. Lamentando la pavidità di Penguin India, Roy inserisce la censura di The Hindus all’interno della campagna elettorale in corso, che vede l’esponente del Bjp Narendra Modi come favorito alla premiership. «I fascisti (del Bjp, n.d.r.) per ora stanno solo facendo campagna elettorale. È vero, le cose si stanno mettendo male, ma non sono al potere. Almeno per ora. E voi vi siete già arresi?».