C’è ed è riconoscibile: la canzone alla Noemi. Non smettere mai di cercarmi è un brano cucito su di lei sia musicalmente che concettualmente.
Noemi ama parlare del mondo delle donne e per questo il duetto di questa sera con Paola Turci è in perfetta coerenza con il suo brano, con lei e con il festival stesso: «Salire sul palco con Paola per me è dare un segnale forte. Il titolo del suo pezzo dell’anno scorso Fatti bella per te ha un peso specifico particolare in questo momento storico di nuovo assestamento uomo-donna. Io sostengo la figura forte di una donna che non cerca lo scontro con il maschio ma un dialogo costruttivo».

Non smettere mai di cercarmi, «specialmente oggi che ce ne stiamo sempre chiusi davanti ai nostri computer e non ci facciamo trovare da nessuno. È bello pensare di colmare la distanza tra di noi, avvicinare le persone che amiamo. È una frase che si può gridare a un amico, a un genitore, a un compagno, a un figlio. Non smettere mai di cercarti! Io sono una che si cerca tanto».

La fuga a Londra e l’immersione in sound nuovi e in esperienze di vita diverse è un esempio di questo suo voler essere se stessa a tutti i costi, anche a costo di correre qualche rischio: «È bello perdersi, fa parte del gioco, penso che solo quando ti perdi puoi scoprire veramente quello che sei. La vità è bella quando le permetti di fluire, come quando viaggi in macchina senza una meta precisa e ti fermi dove ti pare». Oggi è una giornata importante perché esce La Luna, il suo nuovo album.

Un disco nato lentamente, che ha visto la luce a settembre con il singolo Autunno, a novembre poi è uscito I miei rimedi e ora il brano festivaliero. Il titolo dell’album prende ispirazione da Vasco: «Come in Dillo alla luna mi piace l’idea di poter parlare alla luna, sperando che porti fortuna. Ho amato molto l’iter del disco per questa lentezza recuperata, la possibilità di seguire il mood dei singoli ha avuto un valore importante per me. La velocità rende tutto subito vecchio».

Nonostante la giovane età Noemi è cresciuta, è diventata padrona della sua vita. «Qualche anno fa mi prendevo la responsabilità al 50%, era un modo per alleggerirmi. Poi, anche per l’esperienza degli attacchi di panico, ho capito che dovevo essere io la responsabile totale delle mia vita. E tutto funziona meglio».