In una nota di Lapidarium Ryszard Kapuscinski coglieva una contraddizione di fondo dello spirito polacco, ossia «la nostra mentalità così campanilista e provinciale» a fronte della cruciale posizione geopolitica del paese. A distanza di quasi trent’anni, una generazione di reporter sembra aver ormai sviluppato quella consapevolezza più ampia del proprio posto nel mondo di cui Kapuscinski segnalava la necessità, intessendo anzi veri e propri rapporti d’elezione con determinate nazioni. Alla Cechia indagata con passione da Mariusz Szczygieł o alla Turchia di Witold Szabłowski occorre aggiungere la Romania di Margo Rejmer, autrice nel 2014 di Bucarest Polvere e sangue, ora tradotto...