«La Corsica sullo schermo è una cartolina, questo è il primo vero film che la racconta» sostengono i giovani protagonisi di “Apache” di Thierry de Peretti, presentato come «il primo film corso». Ma non è stata la prima volta, una esile linea collega il cinema delle origini ai serial tv di successo di oggi. Abel Gance venne nell’alta Corsica e nella Corsica del sud a girare il suo «Napoléon» (’27) seguito da illustri nomi come Buñuel con la sua romantica storia di conflitti di classe «Cela s’appelle l’aurore» (Gli amanti di domani, ’56) in cui George Marshal, l’unico medico dell’isola, incontra Lucia Bosé. Jules Dassin gira «La legge» (’59) nel foggiano (ma per l’edizione italiana il film è ambientato in Corsica), Annakin ha girato alcune scene del «Giorno più lungo» sulle spiagge di Lotu e Saleccia, Marco Ferreri gira «La cagna»(’72) all’isola di Lavezzi, alle Bocche di Bonifacio.

E a dorso di mulo sulle montagne Jacques Rozier il suo «Adieu Philippine» (’62), emblematico per la nascita della nouvelle vague. Per ricordare i nomi più famosi dell’isola si va indietro nel tempo agli anni venti con Tino Rossi nato ad Ajaccio, cantante romantico, star di celebri film, e tra questi «Marinella»(’36) e «Au pays du soleil»(’51). 300 milioni di dischi venduti, un successo nato al suo approdo a Marsiglia e poi Parigi: prima di allora aveva solo suonato la chitarra in piccoli locali della sua città (ed è ricordato nella graphic novel «Asterix in Corsica»).

Che esistesse lo specifico corso al cinema lo abbiamo scoperto da José Giovanni, originario dell’isola, una vita romanzesca, salvato dalla condanna a morte, e da una carriera letteraria e cinematografica a cominciare da «Le trou» portato al cinema da Jacques Becker. Codice d’onore, amicizie virili, fedeltà e tradimento, vendette: il cinema poliziesco francese si nutre di questi elementi, spesso oscuramente ispirati ai codici isolani. Un altro volto comparso in più di cento polizieschi come un feroce gangster è Jean Luisi, immancabile nei film di Lautner. «Colomba»del ’67 è il film tv considerato un prototipo con i dialoghi in corso e i sottotitoli in francese (la sceneggiatura è di Jean Anouilh).

«Santu Nicoli»(’83) è firmato da Pierre Cangioni, giornalista sportivo di Bocognano, passato al cinema con questa storia di vendetta che si svolge tra i due villaggi di Lama e Pietralba, con Robin Renucci (di madre corsa) e Pierre Massimi, di Calenzana. È stato proprio Cangioni a impegnarsi per far passare il Tour dall’isola, e quest’anno ci è riuscito con ben tre tappe: il via da Porto Vecchio a Bastia, poi Bastia Ajaccio e la terza tappa da Ajaccio a Calvi. Robin Renucci ha esordito come regista con «Sempre vivu!»nel 2007 girato anche questo in lingua corsa, una storia ambientata nell’alta Corsica dove un villaggio si mobilita per costruire un teatro e aspetta l’arrivo del ministro che dovrà concedere un finanziamento, ma proprio il giorno del suo arrivo muore il sindaco e tutta la popolazione decide di nascondere il decesso.

Il prodotto senz’altro più conosciuto è «Mafiosa, le clan», una serie televisiva poliziesca iniziata nel 2006 e diventata famosissima, anche perché il capo clan, inaspettatamente una donna (di nome Sandra Paoli) in un mondo interamente maschile, è un personaggio non di pura fantasia, ma allude alla sorella dell’uomo più ricercato di Francia, il cui marito fu ucciso dal clan nemico