Lunedì prossimo è la data delle riaperture. Nelle regioni gialle si potrà tornare al museo, dal lunedì al venerdì, secondo le modalità già in vigore prima della nuova chiusura, e soprattutto al teatro e al cinema chiusi dallo scorso ottobre. Ma come si ricomincerà nelle diverse città italiane tra sale e palcoscenici? La decisione del governo, seppure auspicata da molti nel timore che il prolungarsi della chiusura comportasse la irrecuperabile perdita del pubblico, è arrivata abbastanza repentina. Se per il teatro questo periodo dell’anno coincide col finale di stagione, al cinema sembrano mancare i titoli, perché anche i distributori non sono riusciti a organizzarsi per tempo. Diversa è poi la situazione per le sale che propongono cinema d’autore e per i multiplex – al momento riaprirà a metà maggio, lo ha comunicato ieri, solo il circuito Uci Cinemas – con questi ultimi che si dicono penalizzati dalla mancanza di blockbuster americani posticipati a fine anno se non al prossimo.

LE REGOLE per riaprire sono un po’ le stesse dei mesi passati: 50% di capienza – che significa in molti casi una sedia sì e due no ma vanno considerati i congiunti – gel per le mani, uso obbligatorio della mascherina solo certificata, misurazione della temperatura all’ingresso, tracciamento dei dati degli spettatori. L’incognita maggiore è quella del coprifuoco alle 22.00: come fare, specie per gli spettacoli serali e per le proiezioni all’aperto considerato che d’estate il sole tramonta tardi? L’ipotesi è di utilizzare il biglietto per rientrare per ora però non è contemplata.
Tra i titoli che troveremo in sala ci sono diverse novità, da Minari di Lee Isaac Chung – uno dei candidati all’Oscar – passando per Due di Filippo Meneghetti, fino alla versione restaurata del capolavoro di Wong Kar-wai In the Mood for Love, e all’Orso d’Oro Bad Luck Banging or Loony Porn di Radu Jude uscito solo in piattaforma.
«Noi riapriremo lunedì dalla mattina, l’ultimo spettacolo terminerà verso le 21.30 per permettere il rientro a casa» dice Sergio Oliva di Anteo Palazzo del Cinema e City Life a Milano. «Le norme sanitarie sono le stesse dei mesi scorsi a parte le mascherine che devono essere certificate, con quella in cotone non si può entrare. In sala ci sarà il nostro personale a controllare che vengano sempre indossate correttamente. Riguardo al coprifuoco credo che sarà necessario ripensarne il funzionamento, noi quando lavoriamo con le arene non possiamo mai iniziare una proiezione prima delle 21.45. Utilizzare il biglietto per rientrare a casa sarebbe la soluzione migliore».
Al di là della contingenza però il sistema cinematografico deve affrontare mutazioni sostanziali che rimarranno stabilmente e che erano già in fieri prima della pandemia, la quale ha funzionato da acceleratore. Non si tratta semplicemente di «sala vs piattaforme» ma di una struttura economica che sta modificando i suoi assetti – lo dimostrano gli accordi sempre più imponenti tra le piattaforme, le major, le nuove fusioni, il fatto che i blockbuster saranno lanciati quasi simultaneamente in streaming e nelle sale. Non dovrebbe il governo anche per questo sostenere nella fase attuale chi accoglie di nuovo il pubblico in presenza? «Riaprire è per noi una perdita rispetto a stare chiusi – spiega ancora Oliva – ma lo facciamo anche per i nostri lavoratori che da mesi sono in cassa integrazione. Credo che il supporto statale per chi riapre sia necessario, pensando prima ancora che al business al fatto che la vita culturale in questo periodo è stata penalizzata. Il sistema cinematografico è molto complesso e articolato, ci sono tanti problemi che dovranno essere affrontati e laddove lo stato interviene può dire la sua».
E la concorrenza delle piattaforme? «L’idea corporativa non è sempre positiva, penso che sia necessario un equilibrio. Le sale devono essere sostenute anche per una forma di rispetto verso la cittadinanza, sono presidi culturali che permettono la socialità».
Alle 6 del mattino di lunedì – con già 20 prenotazioni – riaprirà il Beltrade, in programma una maratona che inizierà con Caro Diario di Nanni Moretti e terminerà con un inedito di Rezza e Mastrella, Il bacio. Anche qui l’orario di uscita sarà le 21.30, perché «per ora non si parla di deroghe» spiega Monica Naldi, anima insieme a Paola Corti della sala milanese. Se le si chiede se siano o meno contente di riaprire, Naldi risponde: «Si, contente, ma anche perplesse. Le riaperture sono state programmate in grande fretta e i distributori non erano pronti. Credo che dare un sostegno a chi riapre sarebbe sensato».

ANCORA diverso lo scenario sul versante teatrale. A Milano riguardo la riapertura c’è molta cautela, soprattutto tra le realtà più piccole. Dice Federica Fracassi del Teatro-i: «I nostri spazi sono ridotti ed è molto difficile riaprire prima dell’autunno, per il momento continuiamo a proporre diversi contenuti online. Il ministero però non li valuta come spettacoli e continua a chiedere le alzate di sipario anche nel 2021 per poter accedere ai finanziamenti, sembra purtroppo che non ci sia consapevolezza di quelli che sono i tempi per la programmazione. Inoltre gli attori si trovano costretti a dare forfait ai piccoli lavori quando entrano spettacoli più grandi, che vengono però continuamente ricalendarizzati. Mi sembra che il mondo in generale vada verso il più forte, io credo invece che la biodiversità sia fondamentale anche per la cultura».
Simile la condizione del Teatro Out Off, come ci ha raccontato Roberto Traverso: «È difficile programmare senza certezze. L’assessore alla cultura del comune di Milano Del Corno aveva proposto di poter tenere i teatri aperti anche con la zona arancione ma non è stato ascoltato. Stiamo pensando di presentare degli spettacoli per la fine di giugno ma per il momento continuiamo con l’online, dall’11 maggio lanceremo diversi contenuti per il centenario di Joseph Beuys».
Il Piccolo fa sapere invece che riaprirà il 4 maggio con Ladies Football Club con la regia di Giorgio Sangati, bisognerà vedere se si scontreranno o meno le esigenze dello stabile con il presidio dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo, tuttora in occupazione.
Ad accogliere con favore la riapertura è invece il Teatro di Roma, pronto a proporre una ricca programmazione all’Argentina, all’India e al Torlonia che partirà il 3 maggio e arriverà, salvo imprevisti, a fine luglio. Si tratterà del recupero di diversi spettacoli saltati durante l’anno, secondo le parole del direttore artistico Giorgio Barberio Corsetti: «Il teatro può essere un antidoto in questo momento, un luogo dove ricreare la collettività, motivo per cui non vediamo l’ora di aprirci alla città. Si inizierà con il mio spettacolo, Le Metamorfosi, che avrebbe dovuto debuttare a novembre. Subito dopo Giorgio Colangeli compierà l’impresa di recitare tutta la Divina Commedia a memoria; sarà poi il turno di Massimo Popolizio e di Carmelo Rifici con il suo Macbeth. Un’altra sfida sarà quella di ospitare la performance del collettivo lituano Neon Realism che ha vinto l’ultima Biennale d’Arte, toglieremo le sedute dell’Argentina e trasformeremo la platea in una spiaggia». Il ritorno all’India prevede invece Il filo di mezzogiorno con la regia di Martone, prenderà poi vita l’arena estiva con ulteriori attività.

PIÙ COMPLESSA nella capitale la situazione per i piccoli teatri dove però, nonostante le incertezze, c’è comunque la volontà di proporre alcuni appuntamenti prima dell’estate. Il Teatro Basilica, che non ha avuto accesso ai ristori come tutte le sale con meno di cento posti, sta ipotizzando di riaprire le porte per qualche replica a fine maggio. Secondo le parole di Daniela Giovanetti: «Speriamo di poter organizzare la prossima stagione con serietà e che non ci facciano poi richiudere, sarebbe devastante. Stiamo pensando di proporre alcune nostre produzioni prima dell’estate, ma si tratterà di eventi sporadici».
Anche Silvano Spada, direttore artistico dell’Off Off, è possibilista: «È la sesta volta che rifacciamo il programma, siamo allenati. Vorremmo dare un segnale di ottimismo e proporre spettacoli da metà maggio, certo il coprifuoco sarebbe un grande impedimento per una città come Roma. Pensiamo di ripartire con un omaggio a Dante di Roberto Herlitzka».

«PER IL MOMENTO non riapriamo». È questo il leitmotiv che emerge parlando con gli esercenti cinematografici e i direttori dei teatri napoletani. Chi spera di poter dare un segnale almeno per metà maggio è invece Gerardo De Vivo, responsabile del circuito Stella Film e del Cinema Modernissimo nel centro città: «Io sono felice del decreto perché non vedo l’ora di riaprire, ma la situazione è quantomeno nebulosa». Pesano la mancanza di un protocollo per la sicurezza aggiornato e le incognite del mercato: «Tutta l’industria si sta preparando per ripartire a settembre, nel frattempo dobbiamo mettere in moto una riabilitazione psicologica alla sala». Motivo per cui il Modernissimo potrebbe riaprire nel corso del prossimo mese, potendo contare su un pubblico affezionato.
Diverso il discorso per le multisale Happy ad Afragola e Big a Marcianise: «La programmazione lì si basa sulla grande distribuzione e sarebbe veramente impensabile riaprire senza nuovi titoli».