«In bicicletta non si deve più cambiare, non si devono aspettare le coincidenze. Si scivola quasi di nascosto in un’altra geografia, assolutamente e letterariamente poetica, occasione di contatti immediati tra luoghi normalmente frequentati separatamente, e che diventa così fonte di metafore spaziali, di confronti inaspettati e di cortocircuiti che non smettono di stimolare con la forza del polpaccio la rinata curiosità dei nuovi passanti».

SE MARC AUGÉ ne Il bello della bicicletta descrive così la relazione con questo mezzo di locomozione che ridisegna la geografia dei luoghi e il nostro rapporto con lo spazio e con il tempo per attraversarlo, Maria Profeta nel suo In bicicletta non mi sento mai sola (Aras Edizioni, pp. 124, euro 12) compie un viaggio nel viaggio, documentandolo poi con racconti e fotografie, e sfociando infine in quest’agile pubblicazione come compimento tra scrittura e immagini del progetto fotografico «In Bicicletta» (reportage sulle due ruote svolto in vari paesi d’Europa ed esposto in diverse città italiane).

Allieva di Mario Dondero, nella prefazione l’autrice dichiara che è stata sua madre a svelarle, con la semplice frase che dà il titolo al libro, che la due ruote non è un semplice oggetto d’uso, ma molto di più: la bicicletta è «una cosa. E la cosa è relazione».

UNA RELAZIONE che per molti ha radici nell’infanzia «quando tentavamo di stare in equilibrio, e spesso capitava anche di cadere, nell’impresa di domare quel nuovo cavallo che non dondolava, ma che prometteva allontanamenti più veloci. Un primo assaggio di libertà nel desiderio di andare lontano». Questo desiderio la porta dalla stazione di Bologna, in cui risuonano fragorosi gli echi del 2 agosto 1980, a volare fino a Colonia, passeggiando lungo un Reno carico di suggestioni, e poi da lì sulle due ruote per Amburgo e su fino alla Lubecca dei Buddenbrook, offrendo al lettore un godibile repertorio letterario (che da Elias Canetti e Günter Grass arriva a Goethe e ai celebri gran tour in Italia) ma anche storico e culturale, fatto di aneddoti dettagliati e rari, di curiosità e delle più varie citazioni.

La bicicletta ci riporta all’essenziale, esprime l’essenziale, crea collegamenti e facilita incontri, per cui il viaggio permette anche una disamina dei rapporti storici e attuali tra italiani e tedeschi, delle somiglianze, differenze e reciproche diffidenze.

DAL CIBO AL CINEMA, da Berlusconi alla Merkel, passando per nazismo e mafia, politica ed ecologismo, fino ad approdare ad una riflessione filosofica più trasversale e superiore ad ogni individualismo e patriottismo: «Sono partita per cercare la bicicletta e ho trovato molto di più. In ogni viaggio autentico c’è la scoperta di qualcosa di inatteso che apre la mente a nuove interpretazioni del mondo. Ma cosa posso dire di aver capito nel tentativo di cogliere il rapporto tra noi e la bicicletta? Che la bicicletta è una compagna fedele e discreta. Poco chiede per sé, impegnata con altruismo nel tentativo di migliorare la nostra vita. Specchio della fragilità, ma anche della resistenza di noi esseri umani».