L’acqua è il grande elemento: lo spazio, il luogo, il fluido, lo schema naturale entro il quale la scrittura di Lidia Yuknavitch si muove. La sua prosa arriva proprio come forma liquida e, di conseguenza, si espande, si agita, si assorbe e assorbe, si fa onda lunga e si ritrae come fa la bassa marea, è umida ed è disposta a essere asciugata. È una voce che vuole essere condotta dalla vasca da bagno al fiume, dalla doccia al mare, da un bicchiere colmo all’oceano. Le lettrici e i lettori ricorderanno l’importante memoir La cronologia dell’acqua edito da Nottempo nel 2022; un libro in cui lingua e acqua, nuoto e prosa, si fondevano fino a generare un unico flusso, in cui il movimento in piscina e quello della scrittura attraversavano mondi, elaboravano dolori e lutti, tendevano alla salvezza. Dall’acqua e dal futuro parte anche il nuovo romanzo di Yuknavitch, L’impulso (sempre edito da Nottetempo, nella traduzione di Alessandra Castellazzi, pp. 384, euro 19).

La protagonista si chiama Laisve, poco più di una bambina, è nata al tramonto del XXI secolo, sta scappando dalla sua terra su una barca – una scena dolorosa che siamo abituati a vedere a distanza, come se non ci riguardasse – e in mezzo all’Oceano perde sua madre, e all’arrivo nel nuovo paese perde il fratello neonato e il padre, mediante quel meccanismo di separazione secondo il quale chi scappa è poco più di un pacco e allora a chi importa su quale scaffale lo si poggia. Laisve possiede però una sorta di dono, è una portatrice.
Tuffandosi in acqua è in grado di viaggiare nel tempo, fare avanti e indietro nei secoli, trasportando oggetti, memorie, persone, stati d’animo, battiti di cuore e lacrime; così è in grado di mutare sensibilmente il corso degli eventi, dando senso a cose che non l’hanno mai avuto, portando luce, come quella che arriva dopo il tuffo, quando gli zampilli dell’acqua salgono compatti per poi dividersi, frantumarsi in gocce e sparire di nuovo là da dove sono arrivati. «Parto, mio amore. Non venirmi a cercare. Ricordati di noi».
Nei suoi tuffi / trasporti, Laisve entra in contatto con vari personaggi che hanno vissuto negli ultimi due secoli. Una è Aurora, una donna che attraversa la libertà in ogni sua possibile declinazione. Un affascinante scultore francese e poi un assassino minorenne che disegna bozzetti visionari.

Uno degli incontri più interessanti è quello con la figlia di un dittatore che cerca di staccarsi dalla figura paterna, dalle sue origini, di scrollarsene di dosso il peso. E poi i meravigliosi operai impegnati nella costruzione della Statua della Libertà. «La storia dei lavoratori è sepolta sotto il peso di ogni monumento al progresso e al potere». Il talento di Lidia Yuknavitch sta nel saper cogliere e poi rappresentare figure marginali, colme di contraddizioni, vulnerabili, romantiche, in bilico tra la regolarità dell’ordinario e la magia del tuffo, con la voglia costante di muoversi nell’altrove.

L’impulso è la storia di chi resiste agli oppressori e nel farlo annulla spazio e tempo, sposta il giorno continuamente verso il futuro e lo fa con il corpo, con il desiderio, con la forza dell’immaginario. È sempre la visione che sposta le cose, che rompe le catene e tira giù i muri, è così da che esiste il mondo, le scrittrici lo sanno.
Non esiste utopia, ideologia, senza memoria, non si spostano i corpi se non sono pervasi da qualcosa di spirituale, impercettibile, non ha ragione di esistere l’oceano senza una barca che lo attraversi, non esistono le persone senza i sogni, non esiste l’acqua senza qualcuna disposta a tuffarvisi dentro.