Il primo gennaio 1904, dal suo laboratorio di Long Island, Nikola Tesla rilasciava, in un comunicato di quattro pagine chiuso in una busta quadrata e con un grande sigillo di cera rossa con le sue iniziali, un messaggio di grande fiducia nella scienza e nel suo futuro. E questa fiducia, nonostante tutto, probabilmente non l’avrebbe mai abbandonato.

“Ho fiducia nel fatto che il prossimo futuro sarà testimone di risultati rivoluzionari nella produzione, nella trasmissione di energia, nei trasporti e nell’illuminazione, nella produzione di composti chimici, nella telegrafia, nella telefonia e in altri campi e settori. È mia opinione che questi progressi deriveranno dall’adozione universale delle correnti di alto potenziale e alta frequenza e dagli innovativi processi rigenerativi di raffreddamento a temperature molto basse”.

Anche se questi concetti non sono certo facili per tutti, erano invece molto chiari a Nikola Tesla, genio serbo di ingegneria meccanica e elettronica, fisico, inventore, luminare, genio. Questa era una promessa e un impegno preso con molta serietà e consapevolezza per riuscire, ce lo ripeterà tante volte, a portare condizioni migliori all’umanità.

Il nuovo libro uscito per Piano B, Un tripudio di Elettricità (€ 15,00), è una raccolta originale e inedita di suoi scritti, articoli, lettere (personali e non) che raccontano una sfera a volte intima delle sue battaglie, delle sue speranze e anche però della sua lucida consapevolezza di aver la capacità di pensare e progettare per il futuro. Forse però un futuro ancora troppo lontano.

Oltre alle tante idee rivoluzionarie, ai progetti, alle invenzioni, al loro funzionamento, e a un futuro che lui vede già realtà possibile e vicina, in tutte queste pagine viene raccontato l’uomo Testa.

E allora, anche per chi non conosce la differenza tra corrente alternata (sua invenzione) e corrente continua, il libro ci fa pensare di poter capire davvero un po’ di più quello che passa per la testa di un inventore geniale. Ci raccolta, per esempio, di aver curato, attraverso la sua Terapia Meccanica, il suo grande amico Mark Twain – di cui possiamo vedere anche una lettera nelle ultime pagine. Era una terapia meccanica derivante da quella terapia elettrica che aveva studiato molti anni prima. Si era reso conto infatti che “le correnti ad alta frequenza producevano alcuni effetti fisiologici che offrivano nuove e grandi possibilità alla pratica medica”. Tanti milioni di questi macchinari erano entrati in uso in tutto il mondo… Si compiaceva quindi quando scriveva che “Gli specialisti del mestiere mi hanno assicurato che ho fatto di più per l’umanità con questo dispositivo medico che con tutte le mie altre scoperte e invenzioni.” Poi aveva scoperto che rapide oscillazioni isocroniche stimolavano energicamente movimenti peristaltici e regolavano il sistema digestivo. “L’applicazione pratica della terapia meccanica con i miei oscillatori cambierà profondamente l’esistenza umana”.

Scriveva spesso ai giornali. A volte per complimentarsi per articoli che bene avevano capito il funzionamento delle sue scoperte e invenzioni (come nella lettera inviata a “The Sun” il 21 novembre 1898) o, a volte, anche per contraddire o correggere le posizioni degli articoli in cui non venivano spesso capiti fino in fondo i suoi lavori. Come nel caso della lettera spedita all’autorevole New York Times nel 1907: “Un articolo sul NY Times di oggi sostiene che non ho raggiunto alcun risultato concreto con il mio siluro teleguidato. Questa dichiarazione dovrebbe essere rettificata, dal momento che ho costruitomolte di queste macchine, e le ho mostrate in funzione in diverse occasioni. Hanno funzionato perfettamente, e tutti coloro che le hanno viste si sono meravigliati del loro comportamento. (…) Ho speso anni della mia vita in sforzi che all’inizio non hanno dato i risultati sperati, specialmente prima che il mondo si accorgesse del valore della scoperta della corrente alternata – che adesso invece viene applicata universalmente.….”.

Già, il signor Tesla scriveva al New York Times e diceva chiaramente al direttore che, chiunque avesse scritto l’articolo, non aveva capito niente del suo progetto, e che non era neppure informato sulle sue grandi e impegnative invenzioni.

Ma quello che in queste pagine ci rende possibile la comprensione dell’uomo Testla sono sicuramente il suo entusiasmo e la sua perseveranza in alcune condizioni spesso non particolarmente facili.

Il nostro scienziato, cocciuto e sicuro della sua strada, perché incoraggiato e sostenuto dai mille esperimenti e dalle tante collaborazioni e dai risultati ottenuti, era forse – ma giustamente – orgoglioso del suo cammino, che lo aveva portato, dalla Croazia, fino alle strade di Manhattan.

Le sue scoperte, le sue invenzioni, spesso i suoi “dubbi” su come il mondo potesse essere pronto per le sue idee, su come i suoi nemici e concorrenti avrebbero potuto reagire di fronte a una sua scoperta, sono i fili narrativi di questi scritti e queste lettere. Si sa, per conquistare la fiducia del mondo, della politica, delle nazioni, Testa si rendeva conto, era necessario confrontarsi con la voce della stampa, che a volte non capiva – o forse non voleva capire – i suoi grandi sforzi scientifici e tecnologici. Spesso si complimentava e, altrettanto spesso, doveva mettere tanti puntini sulle “i”.

Il 29 dicembre 1904 scriveva sul Manifacturers’ Record Magazine che “il perché le compagnie ferroviarie continuino a usare la locomotiva ordinaria (invece dell’elettricità n.d.a.) resta però un mistero”, soprattutto visto che poche righe sopra aveva precisato che “l’impiego di energia elettrica… assicura grandi vantaggi pratici. È solo una questione di tempo, e presto questa idea verrà applicata ampiamente nel trasporto ferroviario.”

Si riferisce sempre all’energia, alla trasmissione senza fili, sì, proprio a quel wireless che oggi conosciamo tanto bene, e ci ricorda sempre che “questo sarà solo l’inizio di un progresso e di uno sviluppo sempre più importante che continuerà a un ritmo forsennato, furioso, fino a quando, per l’applicazione di questi stessi grandi principi, la potenza e l’energia di una cascata potrà essere disponibile per tutti in qualunque luogo…, fino a quando in tutti i settori della vita umana le distanze avranno perso il loro significato e anche l’immenso divario che ci separa da altri mondi verrà colmato.”

Sognatore? Visionario? Forse, ma neanche troppo. Parlava già di Marte, e moltissime cose che all’epoca aveva appena anticipato, alla fine oggi sono realtà concrete.

Progetta, discute, si risente, si complimenta… E qualche volta parla anche degli italiani… Come nel caso di una disputa, proprio rispetto a suo sistema di trasmissione di energia senza fili. “Tutto l’esercito dei miei avversarti e detrattori è stato in grado soltanto di tuonare contro di me, come in una gara rabbiosa, fino all’ultimo breve attacco di un italiano – il prof. Ferraris – dove si vaneggia in modo astratto e senza basi intorno all’idea di un campo magnetico rotante…. “ Già, di questo forse non possiamo capire tanto, forse nulla, ma resta il fatto che Tesla ha dovuto avere una grande forza d’animo per difendersi dalle tante supposizioni e interpretazioni completamente sbagliate, dalle cattiverie, dalle invidie e dagli interessi economici potenti.

Qualcuno lo vuole definire orgoglioso? Forse, può anche essere, ma tutte le volte che parla o scrive pare proprio che sappia bene, troppo bene, quello che dice. Il “ma chi si crede di essere?” non è un discorso che regge neanche quando, in una lettera al New York Times nel giugno del 1907, ricorda infastidito al direttore che “dato che ho accettato di buon grado la vostra opinione nei miei confronti – che spero però non verrà condivisa dai posteri – vi dispiace dirmi un motivo per il quale tale traguardo (le sue scoperte n.d.a.), non dovrebbe stare degnamente a fianco delle scoperte di Copernico? .” Già, perché no? Combatte e risponde indefessamente a ogni opinione che lo metta in una luce non chiara, e spesso dà opinioni su come proseguire sulle vie della scienza per offrire servizi sempre migliori. Ha le idee sempre molto chiare e non si è mai trattenuto nel dire le cose necessarie. “Se siete desiderosi di accelerare la realizzazione di meraviglie ancora più grandi… non si può fare niente di meglio che opporsi a qualsiasi misura che vada a intervenire con il libero sfruttamento commerciale dell’energia dell’acqua e dell’arte wireless.” Il mondo e la natura che Tesla abita, studia, utilizza e cerca di migliorare ogni giorno, è la realtà con cui si confronta in ogni momento. Riesce, in un articolo al New Journal-American nel febbraio del 1915, a collegare la guerra anche – e forse soprattutto – ai terremoti. Riesce a mettere in collegamento ogni atto e ogni forza naturale, ogni movimento di energia nel mondo con le conseguenze rilevate sul pianeta terra… E forse, chissà mai, queste supposizioni potrebbero interessare oggi chi si occupa, valuta e decide anche le politiche energetiche del fracking…

Sapeva, sembra davvero sapesse e avesse capito molti dei danni fatti all’umanità dall’umanità e a cui ancora pensiamo. Spiega, in una lettera al direttore del New World del 29 novembre 1929 le dispute con Edison e dice apertamente che “nessuno (…) ha minimamente riconosciuto i miei sforzi: un notevole esempio della proverbiale iniquità e ingratitudine delle corporazioni.” E conoscendo bene lo stato delle cose, scriveva e denunciava sempre e ancora che “ogni voce che si sollevi per informare la gente sul reale stato delle cose è come il cinguettio di un passerotto nel fragore del Niagara. Così avviene che solo pochi hanno una chiara idea della situazione.” Ma anche quel suo cinguettio aveva probabilmente un senso e un motivo d’essere. Sembra davvero scritto ieri…. E ancora c’è chi prende fiato vicino al fragore della cascata.