Se c’è un grado zero dell’autofinzione, che pretenda di aderire all’io autoriale e alla realtà senz’altro travaso che non sia quello irriducibile del linguaggio, lo ha tentato con vorace titanismo Lorenza Ronzano ne Il buon auspicio, che esce ora postumo per Miraggi (pp. 541, euro 26). L’AUTRICE, alessandrina, scomparsa un anno e mezzo fa a soli quarantaquattro anni, aveva dato prova di sé nel romanzo Zolfo (Italic 2014), che già attingeva a materiali autobiografici, e nel saggio La variabile umana (Eleuthera 2019), in cui riferiva di incontri non clinici con pazienti psichiatrici, orientati cioè a restituirne storia e sofferenza al...