I segnali d’allarme erano già chiari da giorni ed erano montati sempre più nelle ultime ore. C’è una seconda emergenza, derivata da quella sanitaria ma per molte persone altrettanto grave: si chiama povertà, in alcuni casi fame, e a nominarla apertamente, da una piazza San Pietro deserta, era stato il pontefice. Conte decide di affrontarla subito e convoca d’urgenza una conferenza stampa, con a fianco il ministro Gualtieri, per annunciare il varo di un ennesimo Decreto del presidente del Consiglio (Dpcm). Dispone l’erogazione di 4,3 miliardi ai comuni per fronteggiare l’emergenza alimentare. Si tratta di un anticipo del 66% del Fondo che ai Comuni sarebbe arrivato comunque in maggio. In più il governo stanzia ulteriori 400 milioni dal Fondo della protezione civile da trasformarsi in buoni spesa o da essere distribuiti tramite erogazione diretta a chi fatica a comprare generi di prima necessità. Il governo si impegna anche a erogare per il 15 aprile, «o anche prima», le casse integrazioni. «Stiamo facendo l’impossibile», giura il premier.

PER LA PRIMA VOLTA, durante la diretta facebook, accanto alla marea di «like» e faccine sorridenti si aggiungono quelle furibonde. Lo stanziamento di ieri è un cerotto, e a saperlo per primi sono proprio Conte e Gualtieri. Premier e ministro dell’Economia non chiudono le porte all’ipotesi di un allargamento del Reddito di cittadinanza, reclamata a gran voce dai capogruppo di LeU De Petris e Fornaro ma neppure prendono impegni: «È una delle ipotesi al vaglio». Il nodo irrisolto e che rischia si strangolare l’Italia è che per prendere misure davvero adeguate serve un passo drastico dell’Europa ma da quel punto di vista le nuvole restano densissime. La presidente della Commissione europea Von der Leyen gela le speranze dei molti paesi che, guidati da Francia, Italia e Spagna, insistono per l’adozione di strumenti come i bond europei: «La parola “coronabond” è uno slogan. Ci sono limiti legali molto chiari e non è questo il nostro piano». La presidente era considerata esponente dell’area più possibilista e aperta ai bond europei. Una chiusura così secca e drastica, in totale allineamento con il pollice verso della Germania, sembra chiudere ogni spiraglio ed è tanto più inattesa in quanto figure il cui europeismo è al di sopra di ogni sospetto continuano a segnalare come per la Ue questo possa essere l’ultimo atto.

Ieri il presidente italiano Mattarella, oggi Jacques Delors, presidente della commissione per 10 anni, dal 1985 al 1995: «La mancanza di solidarietà europea fa correre un pericolo mortale alla Ue». Non sono ombre evocate invano. La via indicata dal presidente francese Macron, cioè un piano concordato con gli Usa al quale l’economista Fitoussi ha invitato ieri l’Italia a unirsi, implica la presa d’atto del fallimento europeo.

LA REPLICA DI CONTE è diplomatica: «Non abbiamo chiesto alla Commissione ma all’Eurogruppo di fare un proposta». Poi però sbotta: «La storia non avverte in anticipo dei suoi appuntamenti: questo è un appuntamento con la storia e l’Europa deve dimostrarsi all’altezza». Ancora più gelido Gualtieri: «Le parole della presidente sono sbagliate. Dovrebbe tener conto del monito di Delors». Ma i Paesi del nord e la Germania non sentono ragioni. La sola via praticabile è il ricorso al Mes, il Fondo Salvastati, dunque aiuti condizionati all’accettazione di un piano di rientro. I margini sono solo nel rendere meno pesanti quelle condizioni. Gualtieri batte anche quella strada, chiedendo che quanto meno i tassi d’interesse vengano resi uguali per tutti, indipendentemente dal debito. Però sa che quello strumento comunque non basterebbe. Inoltre si tratta di un terreno minato.

I 5 Stelle di salvataggi e memorandum, non vogliono sentir parlare. Persino il Pd appare visibilmente a disagio. Una nota diffusa ieri, dopo una riunione in videoconferenza tra la delegazione al governo e Zingaretti, definisce le misure sin qui adottate dalle istituzioni europee «assolutamente insufficienti». Salvini non si lascia sfuggire l’occasione. Un po’ rilancia l’Italexit, un po’ tenta di usare il nome di Mario Draghi come testa d’ariete per sfondare le difese di Conte e sloggiarlo da palazzo Chigi: «Ben vengano uomini come Draghi che ha saputo, saprebbe e saprà fronteggiare la Merkel e l’arroganza della Germania».