Le adesioni sono arrivate oltre quota mille e ora Nicola Zingaretti ha deciso di cambiare marcia alla macchina organizzativa della sua «Piazza Grande». Domenica riunirà i suoi per definire il programma della due giorni del 13 e 14 ottobre. Da ieri circola in rete un video-invito all’appuntamento. Entro fine mese, il 28 o il 29 settembre, un seminario a porte chiuse a Bologna stringerà i bulloni. È il secondo di un appuntamento tenutosi la settimana scorsa a Siena.

Porte spalancate invece all’ex Dogana di Roma il 13 ottobre. La formula sarà: esperienze «dalla base», amministratori, associazionismo, la prima infrastruttura del movimento in costruzione. I militanti del Pd «saranno i benvenuti», spiegano dallo staff del presidente del Lazio, «ma Piazza Grande non coincide con la futura mozione congressuale». Dubitarne è lecito ma la prova del nove arriverà più avanti.

Del resto era il caveat di alcuni degli extra-Pd che si sono messi a lavorare pancia sotto per il nuovo «movimento»: dalla rete dei sindaci del Lazio alla comunità di Sant’Egidio e alla sua filiera di personalità del mondo cattolico. All’associazione «Futura» di Laura Boldrini che ha l’obiettivo, ambizioso, di rappresentare l’ala sinistra del zingarettismo e di riportare in una casa comune i tanti senzatetto politici della sinistra. Con giudizio però, per evitare l’effetto «carro degli ex»: Zingaretti ha spiegato pubblicamente – ma anche direttamente a tu per tu – di non voler «guardare indietro». Messaggio anche all’indirizzo degli ex Pd di area Leu che bussano alle porte.

Da lunedì scorso nella romana Garbatella, nella storica sede della Villetta , quartier generale di Massimiliano Smeriglio, l’ex Sel vice di Zingaretti alla regione e regista dell’operazione, è in corso «Visionaria», affollato appuntamento della «rigenerazione della sinistra» e di fatto anche del vituperato centrosinistra: sono saliti sul palco Alessio Pascucci, sindaco di Cerveteri e vice di Pizzarotti alla guida del movimento Italia in comune, la radicale Emma Bonino, l’ex ministra Marianna Madia, Amedeo Ciaccheri, giovane attivista presidente del muncipio ospitante. Il direttore dell’Espresso Marco Damilano, voce severa sull’era renziana ma anche sulla vecchia guardia della sinistra rottamata. Chiusura sabato pomeriggio con Zingaretti e Smeriglio.

Altro discorso è quello interno al Pd. Un percorso parallelo ma molto più travagliato. Al momento Zingaretti è l’unico candidato al congresso dem. Un congresso che non c’è, ovvero non è convocato ed è ancora in alto mare. A distanza di sicurezza – per non abbattere subito la già non frizzantissima aria di rinnovamento di Zingaretti – la nomenklatura di supporto ormai è uno stuolo: l’ex premier Gentiloni, il leader della sinistra interna Orlando, l’ex braccio destro di Renzi Franceschini, (prima di Letta e prima ancora di Bersani), l’ex ministra Pinotti, l’assessore milanese Majorino, vicinissimo a Sala. Dall’altra parte, nell’area renziana, a dispetto dell’iperattivismo del leader (fra dirette facebook e enews quotidiane), da molti mesi non si producono fatti nuovi. I candidati eventuali sono una decina (fra cui Giachetti, Gualmini, Orfini). C’è chi riferisce di un libro in uscita a dicembre per Marsilio scritto a quattro mani da Renzi e dall’invocato (candidato) Graziano Delrio. Delrio comunque resterebbe renitente alla leva. C’è chi parla di un nuovo programma politico la cui estensione sarebbe affidata al parlamentare Andrea Romano, il docente di storia approdato in parlamento nel 2013 fra le file di Monti, oggi ideologo renziano. Fioccano smentite. Anche l’area liberal di Libertà e uguale predispone la sua mozione congressuale. Ma senza candidato, come ha spiegato ieri il professore Stefano Ceccanti al quotidiano Il Dubbio.

Fra i renziani circolano ormai esplicite richieste di rimandare il congresso. La cosa non dispiacerebbe al segretario Martina, a sua volta combattuto fra il tirare per le lunghe il mandato o scendere in campo per la rielezione. Renzi è indeciso. Intanto ieri ha fatto slittare la formalizzazione della sua corrente, annunciata per il 21-22 settembre a Salsomaggiore ed ora riprogrammata per il 10-11 novembre, e cioè dopo la Leopolda, prevista dal 19 al 21 ottobre a Firenze. Chissà che lì qualcuno non lo convinca a fare qualcosa, o a rifarla.