«Le soluzioni immaginarie sono il vivere e il cessare di vivere. L’esistenza è altrove»: così André Breton nel Primo Manifesto del Surrealismo del 1924. A Charlie Haden (con il quale il tenorsassofonista ha studiato), a Ornette Coleman e proprio al Surrealismo è dedicato questo sesto disco del musicista di Buffalo, classe 1981, qui in quintetto. Una pronuncia ruvida e lirica, fortemente coltraniana, lo rendono un interprete di primo piano del jazz di oggi. L’energia e la tensione che animano le nove tracce grondano visioni e febbre, sete di altrove. Il free, la melodia, vaghissime ruggini quasi rock, classiche nevrosi metropolitane suonate con un’intensità che non lascia scampo, soulness , perfette apnee nell’oceano dell’imprevedibile, sentite dediche ad un maestro (Haden is beauty). Questo nuovo lavoro di Brandon Lewis è un manifesto capace di scardinare regole ed aprire mondi.