Nemmeno le scienze sociali risultano immuni dall’eterogenesi dei fini. In particolare quando la pretesa di decostruire e svelare gli aspetti ossificati ed ideologizzati di una teoria finisce per produrre un approccio che non si connota né per un punto di vista chiaro, né per indicare una nuova direzione psicologica, ma accetta pedissequamente, in ultima analisi, i fenomeni che descrive e analizza. L’ultimo lavoro di David Garland, La pena di morte in America (Il Saggiatore, pp. 450), si colloca appieno in questo contesto. Nella sua esposizione, Garland, adotta un approccio che potremmo definire neo-durkheimiano, cioè legge la pena in relazione al...