Si guarda il cielo sperando nevichi. Sono ore di allerta in Val Ferret, nel comune di Courmayeur (Aosta). La neve potrebbero favorire il rallentamento della massa instabile del ghiacciaio Planpincieux sulle Grandes Jorasses sul versante italiano del massiccio del Monte Bianco.

Da questa mattina l’osservazione dei 250 mila metri cubi in bilico a oltre 2.000 metri di quota è affidata a un radar che ne potrà captare tutti i movimenti, giorno e notte, avvertendo immediatamente la centrale operativa dell’imminente crollo. Un approccio sperimentale e innovativo, più sofisticato rispetto al monitoraggio in corso dal 2013 e che viene testato per la prima volta proprio in questa occasione.

È impossibile, secondo i tecnici regionali, fare, però, previsioni su quando e se avverrà il distacco dal ghiacciaio; è possibile, invece, prevedere quale sarà l’area interessata dal potenziale crollo. Ed è nota la velocità eccezionale con cui il seracco si muove: circa 50-60 centimetri al giorno. Ieri mattina, un boato ha annunciato un primo crollo parziale.
Il sindaco Stefano Miserocchi ha incontrato, nella sala del municipio, gli abitanti e gli esercenti della Val Ferret rassicurandoli che «non c’è alcun ghiaccio che può cadere su Courmayeur, non sta cadendo il Monte Bianco e non c’è alcun pericolo per la popolazione». E ha aggiunto: «Siamo di fronte a un fenomeno glaciologico definito ma al momento non c’è la possibilità di definire quando finirà l’allerta». Per questo motivo è stata chiusa la strada comunale della Val Ferret – domani verrà aperta una viabilità alternativa – e sono state evacuate, a titolo precauzionale, alcune baite.

La notizia del collasso del ghiacciaio Planpincieux è stata così dirompente da arrivare fino al palazzo delle Nazioni Unite di New York attraverso le parole del premier Giuseppe Conte: «È un allarme che non può lasciarci indifferenti. Deve scuoterci tutti e mobilitarci». Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha sottolineato «la necessità e l’urgenza di un’azione forte e coordinata per il clima, per scongiurare il verificarsi di eventi estremi e che rischiano di avere conseguenze drammatiche».

Il nuovo rapporto dell’Ipcc evidenzia fra le devastanti conseguenze dei cambiamenti climatici lo scioglimento dei ghiacciai. E queste ore di allerta a Courmayeur lo denunciano senza mediazioni di sorta. È palese. Il Planpincieux, osservato speciale dal 2013, non è l’unico a rischio, dato che, secondo i dati forniti da una recente ricerca pubblicata dalla rivista Nature, dal 1961 al 2016 i ghiacciai in tutto il mondo hanno perso ben oltre 9.000 gigatonnellate di ghiaccio, innalzando il livello del mare di 27 millimetri.

Non c’è più tempo da perdere: «Abbiamo le tecnologie e le soluzioni per accelerare la conversione ecologica e rendere la nostra società e la nostra economia a basso tenore di carbonio – ha sottolineato Rossella Muroni, parlamentare di Leu -, per farlo dobbiamo rivedere al rialzo gli impegni del nostro Piano energia e clima e avviare l’auspicato Green new deal già dalla Legge di Bilancio».

Nell’ultimo periodo il fronte a rischio crollo del ghiacciaio sulle Grandes Jorasses ha accelerato la sua «corsa» a valle, spinto dall’acqua sottostante. «Quando quell’enorme pezzo di ghiaccio franerà definitivamente a valle è molto probabile che seguiranno altri rovinosi crolli finché il ghiaccio scomparirà del tutto», ha spiegato Carlo Barbante, glaciologo e climatologo dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.

«È una sofferenza vedere regredire i ghiacciai», ha detto con voce rotta Renzino Cosson, 72 anni, maestro di sci, guida alpina, per lungo tempo direttore del Soccorso alpino della Val d’Aosta e di Courmayeur, una delle memorie storiche del Monte Bianco. «La montagna ha le sue regole e noi le vogliamo cambiare ma non si può», ha aggiunto. «Questo è un ghiacciaio temperato, che si trova a quote più basse, ed è influenzato dalle temperature: un abbassamento della temperatura potrebbe aiutarci a evitando il crollo», ha confermato, infine, Jean-Pierre Fosson, direttore della Fondazione Montagna sicura. Si spera, dunque, nella neve, lo zero termico potrebbe lambire almeno per qualche ora la quota del ghiacciaio a rischio crollo.