Italia

Un prete in camicia nera «Non mollare mai»

La solidarietà al capitano nazista Don Curzio Nitoglia, confessore e amico dell’ex Ss, rilancia nel suo sito la teoria negazionista

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 15 ottobre 2013

«Niemals aufgeben», ovvero «Non mollare mai». Ma forse, visto il destinatario dell’esortazione, la traduzione più appropriata sarebbe «Boia chi molla». Lo scriveva pochi mesi sul suo sito internet – dove è ancora leggibile – don Curzio Nitoglia, confessore e consigliere spirituale di Erich Priebke, che così augurava buon compleanno al boia delle Fosse Ardeatine, in occasione dei suoi cento anni, il 29 luglio 2013.

Insomma se il Vicariato di Roma ha negato il funerale religioso pubblico in una chiesa della capitale autorizzando solo una preghiera «in forma strettamente privata nella casa che ospitava le spoglie del defunto», qualche esponente dei settori più tradizionalisti del clero – in questo caso che gravita nella galassia dei lefebvriani – non solo non è d’accordo con la decisione del cardinal Vallini, ma continua ad esaltare Priebke. Don Nitoglia infatti, all’indomani della morte dell’ex capitano della SS, ha ripubblicato sul suo sito la versione integrale dell’ultima intervista di Priebke, risalente allo scorso luglio. «La sua pubblicazione è al solo scopo informativo, per avere una piú ampia conoscenza del suo pensiero, occultato o distorto dalla maggior parte dei media», mette le mani avanti il prete, che però poi colloca in grande evidenza quella che probabilmente essere il nucleo centrale dell’intervista: «Domanda: Sig. Priebke anni addietro lei ha dichiarato che non rinnegava il suo passato. Con i suoi cento anni di età lo pensa ancora? Risposta: Sì».

Intervista che è un condensato delle tesi razziste, negazioniste (le camere a gas? «Una falsificazione vergognosa») e antisemite (la Shoah? «Propaganda») delle destra neofascista e del cattolicesimo integralista di cui Nitoglia non è uno dei suoi esponenti sparsi per l’Italia: dalle riviste come Cristianità a personaggi come don Giulio Tam che, prima di essere sospeso a divinis e poi scomunicato, diceva «la mia tonaca è una camicia nera taglia XXL» (data la sua corporatura da peso massimo). Don Nitoglia, dopo un percorso piuttosto accidentato sempre nell’orbita del tradizionalismo cattolico, è ora vicino alla Fraternità Sacerdotale San Pio X fondata da mons. Lefebvre, ai cui vertici nel 2009 papa Ratzinger ha revocato la scomunica (mentre è ancora aperto il confronto con la Santa Sede sul Concilio Vaticano II, che i lefebvriani non riconoscono: si vedrà cosa deciderà Bergoglio). Risiede a Velletri, presso le Discepole del Cenacolo – una delle comunità italiane della Fraternità – dove organizza ritiri spirituali sul Catechismo della Chiesa (il prossimo sarà il 10 novembre). Gira l’Italia tenendo conferenze sui «poteri forti contro la famiglia», sulla Chiesa preconciliare e su Priebke, suo «figlio spirituale», che difende fino ed oltre la morte. L’eccidio delle Fosse Ardeatine, una «crudele necessità di guerra», ha seguito equi criteri di «proporzionalità» rispetto all’«illegittimo attentato di via Rasella», scrive Nitoglia. «Quindi Priebke è vittima di una ingiustizia giuridica».

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