Assicura continuo «sostegno umanitario», «solidarietà con il popolo cinese» e «collaborazione scientifica» con le Autorità di Pechino. Ma il governo italiano non cambia strategia rispetto alla prevenzione della diffusione del coronavirus. Rimane – è quanto stabilito ieri mattina durante un incontro interministeriale a Palazzo Chigi presieduto dal premier Conte cui hanno preso parte il Capo della Protezione Civile Borrelli, i ministri Speranza, Di Maio, Gualtieri, Franceschini, Guerini, e i Sottosegretari Crimi e Manzella – sulla «linea di massima precauzione» sul piano sanitario, quella che ha portato ad interrompere subito i voli diretti dal Paese asiatico anche se ha suscitato l’irritazione dell’esecutivo cinese che ha invitato l’Italia a mantenersi su un approccio «obiettivo, razionale e fondato sulla scienza».

Eppure i feedback non proprio rassicuranti che arrivano da alcune regioni, in particolare dalla Lombardia, riguardo l’impatto della crisi cinese sul turismo e sulla produzione dei beni di lusso, costringono l’esecutivo giallorosso ad avviare un’«istruttoria per l’adozione di misure di contenimento degli effetti negativi dell’emergenza sul nostro sistema economico e produttivo».

Giovedì prossimo se ne parlerà più approfonditamente, ma fin da subito Palazzo Chigi annuncia un piano per affrontare l’impasse nella catena di fornitura globale che mette in serio rischio alcune produzioni italiane, come quella dell’auto, strettamente dipendenti dai componenti made in China. C’è poi il contraccolpo che il blocco dei voli da e per la Cina arrecherebbe all’industria del turismo: ieri l’Atr, l’associazione della Confesercenti che raggruppa 150 strutture ricettive dell’area metropolitana milanese, ha lanciato un grido d’allarme ipotizzando «notevoli effetti negativi alle imprese della ricettività, della ristorazione e dello shopping in particolare a Milano, se consideriamo che nel 2018 il capoluogo lombardo ha accolto 476.454 presenze dalla Cina (di cui 42.783 nel mese di febbraio) con uno scontrino medio superiore ai 1000 euro». Mentre, sostiene l’Atr, «nel mese di febbraio 2020 erano previste oltre 40.000 presenze di turisti cinesi, che invece si stanno azzerando. Questo equivale a perdite economiche che, secondo le nostre stime, saranno vicine agli 8 milioni di euro nel solo comparto alberghiero».

Preoccupazione c’è anche nel sistema portuale e delle merci perché, secondo quanto riportato dal governatore ligure Giovanni Toti, il traffico contenitori dalla Cina «vale circa il 20% della nostra portualità». Al momento, però, «le principali linee di navigazione non hanno cancellato alcuno scalo» nei porti liguri e, assicura Toti, «il sistema di protocolli di sicurezza sta funzionando». D’altronde, ha sottolineato ieri il commissario per la gestione dell’emergenza coronavirus, Angelo Borrelli, «non si può mettere in quarantena chiunque venga dalla Cina». Basterebbe, come suggerito dall’Oms, procedere con accurati controlli sanitari negli aeroporti, in particolare su coloro che viaggiano dalle zone di diffusione del virus.

Il Comitato operativo della Protezione Civile però ieri ha deciso una misura in più: anche i passeggeri che volano da Roma verso altre località italiane saranno sottoposti alle medesime procedure sanitarie di chi proviene dai voli internazionali. Mentre chi, proveniente dall’estero rimane nell’area transiti degli aeroporti romani prima di proseguire verso altre mete italiane, non sarà sottoposto ad ulteriori controlli.

C’è da dire però che sta facendo discutere anche uno studio tedesco pubblicato dalla rivista scientifica peer-review Journal of Hospital Infection secondo il quale il virus di Wuhan sopravviverebbe sulle superfici di plastica, vetro e metallo per circa 9 giorni. Una novità che il direttore del Dipartimento malattie infettive dello Spallanzani, Gianni Rezza, definisce «ancora da dimostrare», perché lo studio è «condotto su altri coronavirus e non su quello cinese», e «non cambia nulla nelle misure di prevenzione, a meno che non si lecchino le superfici, perché questo è l’unico modo con cui ci si può infettare» dagli oggetti.