Aumento dei posti Sprar, divisione dei richiedenti asilo in un numero sempre maggiore di Comuni e incentivi per quei municipi che accettano di ospitare profughi nel propri territori. Sono tre punti di un piano che l’Anci, l’Associazione dei comuni italiani, sta finendo di organizzare per fronteggiare l’emergenza migranti e che verrà presentato nelle prossime settimane al ministero degli Interni. «Il piano punta a rendere più ordinata, sicura e gestibile l’accoglienza e l’integrazione dei profughi e dei migranti», ha spiegato ieri il presidente dell’Anci, e sindaco di Torino, Piero Fassino.

L’idea all’origine del piano è duplice: da una parte non farsi trovare impreparati di fronte a nuovi e ingenti sbarchi di migranti lungo le nostre coste. Dall’altra rendere i sindaci degli oltre 8.000 comuni italiani maggiormente protagonisti dei progetti di accoglienza e non semplici esecutori delle decisioni assunte dai prefetti. Esigenze entrambe dettate soprattutto dalla convinzione che sia in Libia che in Siria certamente non si arriverà in tempi stretti all’attuazione di alcun piano di pace che sia in grado di fermare le partenze di centinaia di migliaia di disperati.
Da qui la convinzione di non perdere ulteriore tempo. Oggi l’insieme delle strutture che compongono il sistema di accoglienza nel nostro paese ospita complessivamente 99.096 migranti. La maggior parte di questi, 70.918, pari al 72% del totale, trova posto in strutture temporanee, reperite nella maggior parte dei casi dai prefetti per far fronte alle emergenze del momento. Altri 21.814 (21%) nei centri Sprar, il Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati, e 7.290 (7%) nei Cara. 464 migranti, infine, si trovano ancora nei Cie, i Centri di identificazione ed espulsione. L’intenzione del Viminale, fatta propria dall’Anci, è di aumentare di ulteriori 10mila posti il sistema Sprar, quello che in questi anni ha fornito i migliori risultati, estendendolo al maggior numero possibile di Comuni. Su più di 8.000 municipi, oggi solo 700 hanno accettato di ospitare dei profughi, con i comprensibili problemi di sovraffollamento e relativa crescita della tensione tra le popolazioni.

L’Anci spera di portare adesso questo numero ad almeno 4.000 comuni grazie a un’opera di convincimento dei sindaci. Il numero dei profughi verrebbe deciso in base all’estensione del territorio e al numero di abitanti di ciascun comune. «L’adesione al progetto diventa meno complicata se riusciamo far capire ai primi cittadini l’importanza del progetto», spiega Matteo Buffoni sindaco di Prato e delegato Anci per l’immigrazione. «E’ importante che i sindaci possano sapere subito e in anticipo quanti migranti avranno senza dipendere dalle decisioni dei prefetti. E’ previsto anche un sistema premiale: in cambio della disponibilità all’accoglienza, i comuni che aderiscono potrebbero avere un allentamento del patto di stabilità». Il principio è lo stesso che, a livello europeo, ho portato il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker ad aprire alla possibilità di una flessione sui conti pubblici per gli Stati che si sono spesi maggiormente nell’assistere i profughi.

Per quanto riguarda i costi, infine, sarebbero totalmente a carico del ministero degli Interni. Nel 2015 – secondo i dati contenuti in un rapporto presentato la scorsa settimana dal Viminale, l’intero impianto dedito all’accoglienza è costato finora 1.162 milioni di euro, dei quali 918,5 per strutture governative e temporanee e 242,5 milioni per i centri Spar. Una cifra pari ad appena lo 0,14% della spesa pubblica nazionale. Il Viminale intanto è alla ricerca di nuove strutture in cui ospitare i migranti. Vecchie caserme dismesse comprese, come le 12 che il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha detto ieri in commissione Schengen di aver già messo a disposizione.