L’indignazione per la tragedia avvenuta al largo dell’isola di Malta dove alcuni scafisti hanno affondato un barcone provocando la morte dei 500 immigrati che si trovavano a bordo, arriva fino a Bruxelles dove la commissaria agli Affari interni dell’Unione europea Cecilia Malmstrom chiede un’inchiesta per far luce su quanto accaduto. «Questo nuovo bilancio delle vittime mostra come criminali e trafficanti non hanno rispetto per le vite umane», ha detto ieri la Malmstrom chiedendo anche agli Stati membri di «creare più accessi legali all’Europa, come accettare l’insediamento di più rifugiati».
Non è la prima volta che l’Unione europea si commuove davanti alle tragedie dell’immigrazione. Proprio un anno fa di fronte ai 366 morti della strage di Lampedusa, sia Malmstrom che l’allora presidente della commissione europea Barroso promisero maggiori interventi per l’accoglienza dei migranti e contro il trafficanti di uomini. Parole mai seguite dai fatti, soprattutto per i veti posti dai Paesi del Nord Europa contrari ad accettare sul proprio territorio un numero maggiore di richiedenti asilo.
Adesso Malmstrom ci riprova e assicura un intervento di Bruxelles su due livelli: uno politico, che riguarda appunto la possibilità di creare accessi legali per i migranti, cosa che creerebbe grossi problemi alle organizzazioni criminali ma che finora nonostante le buone intenzioni non si è riusciti a realizzare. E uno che mira più alla repressione dei trafficanti. «La commissione sta già lavorando a un piano europeo per affrontare il traffico di migranti», ha detto la Malmstrom. Il piano prevede maggiore cooperazione con i Paesi di partenza e di transito dei migranti e dovrebbe contare sulla collaborazione tra le intelligence dei vari Stati e le agenzie europee, Europol, Frontex ed Easo, l’agenzia europea che si occupa di asilo. «Perché – ha spiegato il portavoce della Malmstrom, Michele Cercone – la situazione non cambierà fino a quando i trafficanti di esseri umani saranno liberi di agire». E una direttiva che inasprisce le pene per i trafficanti di uomini è già stata recepita da 26 dei 28 Paesi membri (mancano all’appello solo Belgio e Germania).
Nei giorni scorsi Amnesty international ha lanciato un appello perché l’Unione europea si mobiliti per salvare vite umane. Anche perché il numero dei conflitti in atto nel mondo è sempre più alto, come ricorda un report dell’alto commissariato dell’Onu per i rifugiati. Un esempio dall’inizio dell’anno fino a oggi sono già le 75 mila persone che dalla nord est della Nigeria sono fuggite in Camerun, Ciad e Niger a causa dell’inasprirsi delle violenze in corso nel paese, cifra destinata a salire fino a 95 mila entro la fine dell’anno. E la stessa cosa accade in Somalia, dove gli sfollati all’interno del Paese sono ormai 107 mila mentre altri 23 mila sono divisi tra Yemen, Kenia ed Etiopia.
Per far fronte a queste emergenze globali servono soldi, ma servono anche politiche di accoglienza che finora l’Europa ha stentato a mettere in campo preferendo allestire missioni militari i cui contorni sono ancora da chiarire. Come Frontex plus, la missione europea dai contorni ancora tutti da chiarire il cui avvio sarebbe previsto per i primi di novembre e destinata, secondo il ministro degli Interni Angelino Alfano, a sostituire Mare nostrum. Su questo punto, nel governo non sembrano però pensarla tutti allo steso modo.Come dimostrano le parole dette ieri a Livorno dal sottosegretario all’Interno Domenico Manzione: «Frontex è u pattugliamento dio frontiera che come struttura europea si attesta entro i confini comunitari e che non potrà mai sostituire integralmente mare nostrum, che è invece una missione umanitaria che cerca e salva». ha detto l’esponente di governo.
Intanto anche ieri le navi della Marina militare sono intervenute in soccorso dei migranti 837 dei quali sono stati sbarcati a Salerno, 169 a Catania, 103 a Porto Empedocle e 507 a Vibo.