Pianura, Chiaiano, Rione Luzzatti e San Lorenzo, Vicaria, Vasto: dieci scuole disseminate tra periferia e centro storico di Napoli hanno firmato ieri il primo Patto educativo di comunità, capofila Save the Children e la coop Dedalus con la collaborazione di 17 organizzazioni civiche e del terzo settore, più l’Asl Napoli 1 e l’assessorato comunale alla Scuola. Nel patto è confluito un lavoro di due anni, messo a frutto attraverso uno strumento introdotto dal ministero dell’Istruzione nel Piano Scuola 2020/2021 dello scorso giugno, facendo quindi da apripista per le altre reti territoriali italiane.

Saranno coinvolti 4.944 studenti partenopei, circa 1.773 già partecipano alle attività proposte dalle realtà dei differenti quartieri cittadini. Secondo il Rapporto sulla povertà educativa in Campania di OpenPolis/Con i Bambini, nell’ambito della città metropolitana, il 22,1% dei giovani abbandona gli studi e il 9,7% delle famiglie vive in disagio economico. Su questa realtà si è abbattuto il Covid, costringendo le scuole a rinunciare alla didattica in presenza. La rete territoriale partenopea di soggetti del civismo attivo e del terzo settore con scuole ed enti pubblici potranno mettere a sistema il lavoro fatto in questi mesi attraverso la coprogettazione e cogestione di percorsi che puntano alla creazione di «una comunità educante». L’obiettivo è contrastare e prevenire i fenomeni della povertà educativa.

«Non possiamo aspettare di vedere, tra un anno, gli effetti della pandemia in termini di nuova dispersione scolastica. Il Patto è anche un invito alla mobilitazione di tutti gli attori sociali per rafforzare l’offerta didattica» spiega Raffaela Milano, di Save the Children. E Andrea Morniroli, della cooperativa sociale Dedalus: «Seguiamo più di 150 ragazzi nella Didattica a distanza solidale: li teniamo in spazi protetti, lavoriamo per rendere la Dad più vivace e meno unidirezionale. Poi c’è il doposcuola diffuso: abbiamo inventato luoghi per ripristinare la relazione tra ragazzi e scuola come, ad esempio, matematica nei giardini o italiano in piazza. Strutturiamo laboratori di espressione creativa in sicurezza per recuperare spazi di socialità, dove possano imparare a esercitare la condizione di cittadino».

Tassello fondamentale sono le famiglie: «Facciamo accompagnamento psicologico ai genitori che hanno paura – prosegue Morniroli -, cerchiamo anche di guidarli verso i servizi pubblici che possono utilizzare. Negli spazi di Officina Gomitoli facciamo anche orientamento lavorativo, distribuzione di generi alimentari. Per molti dei ragazzi l’abbandono scolastico è collegato alla povertà quindi prendiamo in carico le famiglie per proporre loro di investire sulla carriera scolastica dei figli. Perché succeda, bisogna sostenere l’intero nucleo familiare. Fare comunità».