L’Italia dei cammini nel 2020 ha retto l’urto della pandemia. Da gennaio a fine settembre su 14 itinerari sono state rilasciate 29.246 credenziali: rappresentano, certo, il 32% in meno rispetto all’anno precedente, ma si tratta di un calo contenuto se paragonato al Cammino di Santiago, il più importante a livello europeo, che ha registrato un meno 85%. La credenziale è un indicatore efficace: è, infatti, il «passaporto» che il camminatore porta con sé e che deve essere timbrato a ogni tappa dell’itinerario.

Se gli italiani hanno camminato di più nonostante l’emergenza Covid, è grazie al fatto che lungo tutta la Penisola possono trovare percorsi di pochi giorni e di tipologie diverse (storici, naturalistici, religiosi): alcuni – dalla Via degli Dei, l’itineario che lega Bologna a Firenze attraverso l’Appennino al Cammino Materano al cammino di Oropa – hanno addirittura visto un aumento delle richieste di credenziali, nonostante i tre mesi di lockdown a primavera.

IL CENSIMENTO DI TERRE DI MEZZO. Tutti i dati sono stati presentati a fine novembre 2020 nel corso della fiera Fa’ la cosa giusta! da Terre di Mezzo, che per il terzo anno consecutivo ha raccolto e analizzato le informazioni contattando le associazioni e gli enti che rilasciano le credenziali (www.terre.it/cammini-percorsi). «Ritengo sia fondamentale costruire serie storiche di dati, che aiutano a comprendere che cosa serve, per lo sviluppo del settore dei cammini in Italia, che cosa ad oggi funziona, quali sono i punti deboli» spiega all’ExtraTerrestre Miriam Giovanzana, direttore editoriale di Terre di Mezzo.

È fondamentale, racconta, «il ruolo delle piccole associazioni che con pazienza rilasciano credenziali, prendono i numeri di chi passa: questi dati non servono a dirci “se” siamo bravi e “quanto” stiamo bravi, ma a rispondere alla domanda “perché questo cammino funziona meglio o peggio dell’altro?” e a realizzare una rete dei cammini per trasformare davvero l’Italia in un “Paese di cammini”». I numeri presentati da Terre di Mezzo, racconta Giovanzana, sono senz’altro sottostimati, «in media del 25 per cento: lo sosteniamo perché abbiamo sottoposto ai camminatori un questionario, e un quarto delle oltre tremila persone che hanno risposto ci ha detto di aver camminato senza credenziale. Un caso a parte è il Cammino degli Dei: ha distribuito 4.500 credenziali ma probabilmente hanno camminato tra Bologna e Firenze tra le 8 e le 10 mila persone».

TUTTI I DATI RACCOLTI. Hanno tenuto nel 2020 i Cammini Francigeni di Sicilia (da 1.500 a 1.380) e sono cresciuti Via degli Dei (4.440 a 4.768), Cammino Materano – Via Peuceta (da 1.213 a 1.523), Cammino di Oropa (da 300 a 1.200), Cammino minerario di Santa Barbara (da 350 a 680), Cammino nelle Terre Mutate (da 192 a 400), Cammino dei Briganti (da 2.915 a 3.240) e Cammino di Dante (da 160 a 300).

La Via Francisca del Lucomagno, inaugurata nel giugno di quest’anno, ha registrato circa 400 camminatori. I cammini più penalizzati dal Covid sono stati quelli lunghi, come per esempio la Via Francigena (che passa dalle 19mila credenziali consegnate nel 2019 alle 9mila di quest’anno), i cammini francescani (da 8.284 a 4.418) e il Cammino di San Benedetto tra Norcia e Cassino (da 2.210 a 1.494), che comunque restano tra i più frequentati. «Vista la situazione di incertezza sanitaria legata al Covid-19, gli italiani hanno scelto cammini brevi e regionali» sintetizza un’analisi di Terre di Mezzo. «Certamente il Covid-19 e l’impossibilità di intraprendere un cammino nei mesi di marzo, aprile e maggio hanno pesato, interrompendo quel trend positivo che si stava registrando ormai dal 2016. Nel 2019, in particolare, c’era stata una crescita dei camminatori lungo tutti gli itinerari, con oltre 41 mila credenziali complessive».

IL QUESTIONARIO «IO E IL MIO CAMMINO». A ottobre 2020 Terre di Mezzo ha promosso un sondaggio online. Hanno risposto 3.301 persone. Di queste, il 73% ha fatto almeno un cammino negli ultimi due anni. Il 54% di chi ha risposto si è messo in cammino quest’anno e per il 13% si è trattato della prima esperienza in assoluto.

Quasi uno su tre di chi ha compilato il questionario, ha conosciuto il percorso negli ultimi sei mesi. Sono diverse le motivazioni che hanno spinto così tante persone a prendere lo zaino e partire nel 2020: il 43% per ricercare un benessere fisico o psicofisico, il 28% perché l’aveva già programmato per l’estate, il 22% per poter stare all’aria aperta dopo il lockdown, il 15% perché l’aveva già programmato proprio nei mesi nel periodo marzo-maggio e quindi l’ha solo spostato di qualche mese.

Il sondaggio conferma che si è camminato non troppo lontano da casa: il 15% è rimasto nella propria regione, il 38% in una vicina, il 42% ha osato andare in regioni più lontane e solo il 5% all’estero. Per il 37% la pandemia comunque non ha cambiato nulla, mentre il 19% ha rimandato un cammino programmato, il 16% vi ha addirittura rinunciato. Il 17% prudentemente ha cambiato criteri di scelta su dove dormire e mangiare. Il 46,2% dei camminatori ha meno di 50 anni. Tra i nuovi camminatori, in particolare, ci sono più under 30 rispetto a quanto emerso in un analogo sondaggio condotto da Terre di mezzo nel 2018: si è passati dal 7,9% al 21% del totale. Inoltre il 22,9% è nella fascia 31-40 anni. Gli over 61, invece, sono il 10,5%. Si può dunque osservare che i nuovi camminatori sono “più equamente” distribuiti nella varie fasce d’età, mentre nel complesso di tutti i camminatori prevalgono ancora le fasce 51-60 (27,8%) e 61-70 (22,5%). Piuttosto alto il livello di titolo di studio: il 51% è laureato e il 41% ha il diploma scuola superiore. Il 92,5% ha fatto il cammino a piedi nel 2020 e il 7,1% in bici (in calo rispetto al 10,6% del 2018).

OLTRE I NUMERI. «Se è vero che nel 2020 i cammini hanno perso meno del turismo tradizionale, lo è anche che il settore è frammentato e ci sono margini di crescita unendo le forze, come sta facendo con un lavoro straordinario la Rete dei cammini del Sud (www.facebook.com/camminidelsud)» sottolinea Miriam Giovanzana. Per questo, è necessario anche l’impegno del ministero dei Beni culturali, che nel 2016 ha stanziato 60 milioni di euro per i cammini. «Queste risorse ancora non sono state spese. Credo però sia fondamentale non usare gli stessi criteri di quattro anni fa, perché la realtà del camminare in Italia nel frattempo è cambiata. Per questo raccogliere i numeri è importante, perché da essi possiamo trarre le informazioni utili per programmare meglio il futuro. Quello che dovrebbe essere compito delle istituzioni».