«Nulla è più misterioso del cuore umano». Con queste parole Dino Buzzati presentava il ritratto della ‘belva di Buchenwald’, moglie del comandante del campo di concentramento dove la donna aveva imperversato sui prigionieri con crudeltà indicibile. È l’autunno del 1947. Buzzati assiste al processo, e ne invia la cronaca al Corriere d’Informazione. Il titolo proietta un fascio di luce obliqua su una figura mostruosa: «La belva ha avuto un bambino». Ilse Koch, la «Valchiria vendicativa», ha dato alla luce un maschietto e il cronista imbastisce l’articolo su una apparente incongruità: come possa da una tale criminale venir fuori «una cosa...