Viviamo in un tempo in cui la convinzione che la moneta sia neutrale e che i mercati finanziari siano efficienti non sembra più così tanto radicata nelle menti dei banchieri centrali. Sulla moneta, la sua storia, la sua origine e il suo possibile futuro si è scritto moltissimo in questi anni, non sempre in modo accurato e competente. Fra le pubblicazioni più interessanti ci sono i best seller di Niall Ferguson (Ascesa e declino del denaro, 2008) e di Felix Martin (Denaro. La storia vera: quello che il capitalismo non ha capito, 2014), il libro di Amato e Fantacci (Per un pugno di bitcoin. Rischi e opportunità delle monete virtuali, 2016), la recente pubblicazione di Aglietta e Valla (Le futur de la monnaie, 2021) – non ancora tradotta in italiano ma molto discussa in Francia.

È stato pubblicato da qualche giorno Sei lezioni sulla moneta. La politica monetaria com’è e come viene raccontata di Sergio Cesaratto (Diarkos, pp. 459, euro 20), un economista che ha il grande merito di ambire a smontare la visione della politica monetaria ancora dominante nei libri di testo – ma di fatto messa radicalmente in discussione dalle effettive scelte politiche assunte dalle principali Banche Centrali nel corso dell’ultimo decennio.

COME SCRIVE L’AUTORE: «La BCE ha sottolineato la complementarietà delle politiche fiscale e monetaria, qualcosa che va contro la filosofia che guidò il Trattato di Maastricht ma che ancora prevale nei circoli politici dei Paesi del centro-nord dell’UME». Il secondo merito di questo libro è quello di offrire al lettore e alla lettrice dei riferimenti logici ed analitici alternativi, sulla scia soprattutto di Keynes, Sraffa e Kalecki. Basta ripercorrere i titoli delle sei lezioni per intuire lo sforzo argomentativo, che con ironica accuratezza, Cesaratto intraprende come un novello Socrate dinanzi ad una immaginaria allieva: 1. Come le banche creano moneta; 2. L’angolo oscuro: la politica monetaria com’è (in tempi normali); 3. Il mestiere di Draghi. Le politiche non-convenzionali della BCE; 4. La politica monetaria com’è raccontata; 5. Moneta endogena e finanziamento della domanda aggregata alla luce di impostazioni alternative di teoria economica; 6. Una nessuna centomila. Le molte verità di TARGET2.

Seguendo questo percorso – tutto articolato intorno a una teoria della moneta endogena dove la politica monetaria fa leva sulla necessità di riserve delle banche che la banca centrale soddisfa influenzando il tasso interbancario e indirettamente tutti i tassi di interesse – si può tra l’altro comprendere il senso delle parole con cui nel gennaio 2017 Draghi ha risposto ad una importante interrogazione di due parlamentari europei: «i saldi TARGET2 non sono per loro natura, indicatori di una frammentazione dei mercati, né necessariamente di squilibri suscettibili di influire sulle variabili macroeconomiche fondamentali di un paese. … Se un paese lasciasse l’Eurosistema, i crediti e le passività della sua Banca Centrale Nazionale nei confronti della BCE dovrebbero essere regolati integralmente». L’UME è nata per restare. Cesaratto sottolinea che l’élite tedesca mostra una scarsa comprensione dei presupposti di un’unione monetaria economicamente sostenibile, e giunge a chiedersi se l’Europa si stia ravvedendo.

NONOSTANTE il Next Generation EU, il ravvedimento sembrerebbe al momento confinato a Francoforte. Il NGEU rappresenta infatti un esempio troppo limitato di messa in comune dei debiti: la politica fiscale anti-ciclica dell’Eurozona resta fondamentalmente nazionale e «la BCE è rimasta l’unica istituzione a fronteggiare la crisi a livello europeo e ad assicurare la sostenibilità dei debiti pubblici nazionali». Comprenderlo è utile e anche per questo il consiglio è di leggere attentamente questo libro.