Con il tam tan pre Oscar sempre più fragoroso, sono poche le sorprese nei cinema Natale. Ancora attesi in sale (il 25) The Wolf of Wall Street, di Martin Scorsese e (il 27) August Osage County, ennesima (ma non troppo ben congenata) trappola acchiappa statuetta sponsorizzata da Harvey Weinstein (Meryl Streep. Julia Roberts, Sam Shepard nel cast), tratta dalla piece premio Pulizter del geniale attore/drammaturgo chicagoano Tracey Letts (Bug e Killer Joe, di Billy Friedkin), che è stato assunto, licenziato e poi riassunto di nuovo per addattare il suo testo.

In effetti, è ormai da qualche anno che la campagna per gli Academy Awards (uno strazio che informalmente inizia ormai a metà settembre) risucchia il cinema dell’autunno, con frenetici tour promozionali che spediscono i probabili candidati a presentare i loro film ovunque e su qualsiasi programma tv immaginabile. Da quelli più potenti che non concedono apparizioni multiple (in testa a tutti Robert Redford) a quelli che devono invece fare la gavetta (Bruce Dern – impossibile da evitare, al Moma, Lincoln Center, all’ Ifc e al Bam – che lo ha persino incluso nel suo biglietto di auguri natalizi) sono la dieta forzata del momento.

Per ipotizzare un regime alternativo che non include la sporadica commedia natalizia a grosso budget (come Anchorman 2, con Will Ferrell, meno bello del primo ma ben accolto), o il nuovo Tyler Perry (A Madea Christmas) l’opzione miliore è quella delle retrospettive. A New York ce ne sono sempre tantissime. Importata dal festival di Locarno, l’integrale di Cukor è in questi giorni al Lincoln Center. Mentre al Film Forum sta facendo il tutto esaurito un enorme festival dedicato Barbara Stanwyck in occasione della pubblicazione di A Life of Barbara Stanwyck: Steel True 1907-1940, di Victoria Wilson (più di mille pagine ed è solo il primo volume).

Al Moma si può assolutamente evitare la serie annuale dedicata ai possibili candidati all’Oscar, ma e’ da non perdere la retrospettiva Films Albatros, che raccoglie non solo i lavori francesi (diretti da Epstein, L’Herbier, René Clair..) della casa di produzione di Montreuil fondata da artisti fuoriusciti dall’Unione Sovietica. Ma anche alcuni dei titoli prerivoluzionari dei suoi fondatori. Sempre al Moma, i film di Isa Genzken (parte della grossa mostra che il museo sta dedicando all’astista tedesca)e, nell’atrio, una bella installazione di Isaac Julien. Meno attivi durante le vacanze, la Bam Cinematek a Brooklyn (anche qui l’immancabile serie di titoli da Oscar 2013) e il Momi, a Queens dove però tra il 4 e il 7 gennaio va segnalato un piccolo omaggio alla ginnasta stuntwoman neozelandese Zoe Bell (Kill Bill 1 e 2,) in occasione dell’uscita del suo prossimo film, Raze.