Un vero mostro «della potenza della metà di tutte le bombe sganciate durante la seconda guerra mondiale» (secondo un esperto citato dalla Bbc) si è abbattuto sulle Antille minori, devastandole letteralmente e causando almeno 20 vittime. Centinaia di migliaia di persone hanno subito le conseguenze delle devastazioni anche a Portorico, Repubblica domenicana e Haiti, dove, a causa della carenza di acqua potabile, si teme una nuova epidemia di colera.

 

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E DA IERI, L’URAGANO IRMA, seppur “debilitato” a categoria 4 della scala Saffir-Simpson, ma con pioggie torrenziali e venti attorno, o superiori, ai 200 Km/ora, ha inziato a colpire le isole meridionali delle Barbados e la costa nord-orientale di Cuba.

Nell’isola sono scattate le misure di allarme previste da un codice ben sperimentato della Difesa civile: le persone a rischio – specie nelle località isolate – sono state evacuate o poste in edifici sicuri, dove vi sono scorte di acqua e viveri e assistenza medica. Nella zona di Guantanamo e Baracoa, speciali squadre di mantenimento sono state impiegate d’urgenza per mettere al sicuro quanto può trasformarsi in fonte di pericolo una volta colpito dalla furia del vento, le gru più alte, i tetti in lamiera o eternit degli edifici, tralicci e pali elettrici.

Centinaia di migliaia di persone sono già state state evacuate. Compresi 51.000 turisti che sono stati spostati dagli alberghi della costa settentrionale – dei quali si calcola circa 36.000 dai cayos, le isolette dell’arcipelago nord – e trasferiti in località turistiche ritenute più sicure. Radio e tv trasmettono notizie per aggiornare sulla situazione ed eventualmente per diffondere disposizioni e indicazioni diramate dalla Difesa civile.

I COMITATI DI DIFESA della rivoluzione, organizzazioni di quartiere, sono mobilitati. I giornali hanno dato ieri indicazione alla popolazione di preparare in ogni casa un set di emergenza, con vestiti, acqua, pile e transistor e relative batterie, documenti di identità.

La tv ieri pomeriggio mostrava immagini di Baracoa che era investita da forti venti , fino a 80 km/ora, pioggia e soprattutto da alte onde che hanno provocato l’inondazione dei quartieri che si affacciano sul malecon della città e in altre parti del litorale, con l’acqua dell’oceano che è penetrata fino a 500 metri all’interno.
Baracoa era stata devastata lo scorso anno dall’uragano Matthew e ieri le raffiche di vento e la violenza del mare hanno messo a dura prova le opere di recupero, lasciando la città senza corrente e dunque con poca acqua. Parte della popolazione era rifugiata in bunker costruiti negli anni della seconda guerra mondiale.

SITUAZIONE CRITICA anche a Morón nella parte settentrionale della provincia di Ciego de Avila, la zona dell’isola che si troverà più vicina all’occhio di Irma e che sarà investita oggi dalla tempesta. L’allarme nella giornata di ieri è cresciuto man mano che peggioravano le condizioni climatiche, conseguenza di un leggero spostamento di Irma in direzione ovest. «Tutto dipende da quanto tempo il ciclone impiegherà nel virare a nord verso la Florida – ha affermato un dirigente della Difesa civile -. Più l’impatto tarda, più la nostra costa sarà colpita da forti venti e pioggia, ma soprattutto dovrà sopportare una mareggiata forte e potenzialmente assai pericolosa per le strutture turistiche del litorale e dei cayos». Che per questo motivo sono state preventivamente evacuate. In previsione dell’onda provocata dall’uragano, anche nella costa della centrale provincia di Villa Clara, sono state evacuati gli abitanti delle località che siaffacciano sul mare.

Nel pomeriggio di oggi, sabato, Irma dovrebbe, secondo il modello computerizzato più affidabile, dirigersi verso la Florida – dove è previsto arrivi domenica nei dintorni di Miami. Il sindaco della città Carlos Gimenez ha informato ieri di una «evacuazione senza precedenti»: più di 650.000 persone hanno abbandonato la città, visto che le autorità prevedono un impatto devastante e «potenzialmente mortale» dell’uragano. Si prevede che la traettoria dell’uragano di passi anche per le proprietà del presidente Donald Trump, uno dei più decisi critici delle teorie del cambio climatico.

E a proposito di cambio climatico, è tutto il quadro geografico del Caribe che fa tremare i polsi. L’uragano Irma ha battuto tutti i record, velocità del vento sostenuta attorno ai 300 km/ora per più di due giorni, bassa pressione e temperatura dell’occhio ciclonico: il che appunto ne fa un mostro enorme: «Più grande dello Stato della Florida» e «devastatore», come ha dichiarato il direttore dellAgenzia federale per le emergenze degli Usa, Brock Long.

NON SOLO, a est di Irma nell’Atlantico l’uragano José ha raggiunto il grado 4 della scala Saffir-Simpson e si dirige al nord, con le isole di Antigua e Barbuda in allarme, perché sabato la tempesta potrebbe avvicinarsi alle loro coste. La prima è già stata praticamente sommersa dall’onda provocata da Irma , la seconda «distrutta al 70%». Mentre nel Golfo del Messico, la tempesta Katia ha aumentato potenza ed era segnalata come uragano di categoria 1. Era da molti anni che non si segnalavano tre cicloni attivi contemporaneamente nella regione. Il tutto in concomitanza col devastante terremoto di ieri in Messico.

LA PROVINCIA DELL’AVANA ieri si manteneva a livello informativo, ovvero con tutti i responabili della Difesa civile e dell’esercito, oltre ai Cdr, pronti a mobilitarsi in caso venga lanciato l’allarme ciclone. Ma nella capitale l’ansia sale col passare delle ore con le persone costantemente attente alle informazioni diffuse dai mass media. La gente ieri non parlava d’altro, anche perché l’uragano arriva in un momento difficile per l’isola, che subisce le conseguenze della crisi in Venezuela, partner commerciale essenziale.

Nei supermercati scarseggiano i generi alimentari e spesso quelli che si trovano hanno prezzi alti per il portafoglio della maggioranza della popolazione. Code si registravano ieri anche alle pompe di benzina, visto che i rifornimenti di carburante negli ultimi tempi funzionano a singhiozzo.