È uno dei volti più incantevoli del cinema d’oggi : faccia di scolaretta non secchiona ma viva, britannica di buona famiglia e tutt’altro che Brexit, con sincero senso di colpa per il prematuro status di star, conquistato 12 anni fa a soli 21 anni con la prima nomination a Oscar e Golden Globes per Orgoglio e pregiudizio, ribadito due anni dopo da nominations e premi per Espiazione e nel 2014 dalla seconda nomination all’Oscar per Imitation Game. Sposata da 5 anni con il musicista James Righton dei Klaxons, dopo stagioni d’ostinata ‘nubilanza’, un gioiellino di figlia di 3 anni, Keira Nightley è ancor più bella senza trucco, unico effetto speciale i suoi intensi occhi castani, quando si presenta all’esclusivo Café Flore sul Boulevard Saint-Germain, il suo preferito, per sorseggiare in compagnia un kir royal, rivestita di Chanel, profumo incluso, per meriti di storica testimonial. Chanel, champagne, Paris : nessuno potrebbe apparire più francese dell’inglesissima Keira, delizioso camaleonte del cinema, con mutazioni continue da Sabina Spielrein di A Dangerous Method alla russa Anna Karenina (nel formidabile adattamento 2012 di Tom Stoppard), fino alla leggendaria scrittrice d’Oltralpe, Nobel per la letteratura 1948, nel film Colette di Wash Westmoreland (regista di Still Alice), dal 6 in Italia, dopo il lancio al 36° Torino Film Festival e le anteprime al Sundance e a Toronto.

Keira Nightley, difficile entrare nella pelle di Colette ?

Non troppo. Lei era una maschietta e io sono un maschiaccio.

Maschiaccio?

Anche nel modo di vestire, à la garçonne, magari un po’ chic. Fino ai 14 anni non ho indossato gonne: le odiavo. Al contrario delle camicie da uomo. In più, sono molto analitica, attitudine maschia. Film come Seta di François Girard (dal vostro Baricco) o Never Let Me Go di Mark Romanek o Anna Karenina di Joe Wright, li ho presi come una sfida al mio intelletto: e non è troppo difficile sfidarmi intellettualmente!

S’è scoperta affinità con la paladina del femminismo nata un secolo e mezzo fa ?

E`stata una donna straordinaria, di gran temperamento : scrittrice prolifica, languida libertina, attrice-scandalo, Colette ha preparato il terreno all’emancipazione femminile. E, dopo che per anni dovette fingere che l’autore dei suoi libri fosse l’arrogante primo marito, s’è ribellata, liberandosi del primo cappio, sposandosi altre due volte, con moltitudine di amanti, anche donne, travestendosi da uomo, scoprendo una passione per la danza, promuovendo in prima persona le proprie opere.  I romanzi di quell’anticonvenzionale ragazza di campagna son divenuti un fenomeno letterario  e la loro protagonista, Claudine, un’icona della cultura pop parigina e simbolo di libertà femminile.

Anche lei è stata la migliore promotrice di sé stessa, vero ?

Son cresciuta molto in fretta, mi pare d’essere adulta da sempre : è da tanto che affronto da sola ogni responsabilità e, da sola, decido. La mia fortuna è di avere genitori formidabili che han saputo consigliarmi senza mai impormi. Mio padre, Will Knightley, è un veterano del teatro. Mia madre, Sharman MacDonald, già attrice, scrive commedie. All’inizio han fatto di tutto per scoraggiarmi, ma han capito che ero determinata. Mi hanno entrambi aiutata, fin da piccola, ma hanno sempre aspettato che fossi io a desiderare e volere. Il primo provino, il primo spettacolo, il primo film, sono io a averli decisi: fin da quando avevo dieci anni.

A 33 anni è una professionista dello show business. Non è così ?

Anche perché mi ci son messa fin da piccina. Già a 3 anni aveva deciso di diventare attrice (Scoppia a ridere :). D’una banalità devastante, vero?

Leggenda vuole che già a 3 anni avesse preteso un agente.

Mi pareva logico, dato che sia mio padre che mia madre ne avevano uno. Son riusciti a convincermi a aspettare un po’: ho firmato il primo contratto con un agente a 6 anni. Ecco che tipo di maschietto ero.

Come mai questa vocazione divorante?

Tutta colpa dell’ambiente casalingo, che si popolava a ciclo continuo di attori, autori, registi: in gran parte politicamente engagés. Non capivo nulla delle loro discussioni, ma bevevo una a una le loro parole. Son cresciuta con l’idea che l’arte può cambiare il mondo. Quegli ospiti sono stati i miei eroi d’infanzia, Superman e Batman razzolanti per casa. Ho scelto la loro professione perché, semplicemente, volevo emularli.

Ma difendendo sempre indipendenza e identità femminili : tipo la recente presa di posizione ‘MeToo’ contro le principesse di cartoon della Disney ?

È successo al televisivo Ellen DeGeneres Show in Usa. Ho sostenuto che non farò vedere alla mia bambina film d’animazione ‘per bambini’ come Cenerentola o la Sirenetta. I loro messaggi subliminali son terrificanti : Cenerentola aspetta tutta la vita un riccone che risolva i suoi problemi, anziché affrontarli da sé, e la Sirenetta rinuncia, per amore, alla sua voce dolcissima. Due detestabili modelli femminili imposti da una società maschilista, oggi incarnati da Kate Middleton,  sorridente, sui tacchi, a poche ore dalla nascita dell’ultimogenito. Ecco: ci chiedono di nascondere il dolore, il seno che cade, il corpo spezzato … La duchessa s’adegua ma le mamme vere non sono così dopo il parto.

Lei stessa però non propone modelli troppo emancipati in film come i Pirati dei Caraibi o l’imminente Lo schiaccianoci e i quattro regni, tutti tra l’altro della Disney, nè nel film che l’ha lanciata, Sognando Beckham.

Ho chiesto, e spero si faccia, a 16 anni di distanza, un sequel versione ‘lesbo’ di Sognando Beckham. Mi ricordo quanto sono stata presa in giro dagli amici prima delle riprese (“che ci fai in un film sul calcio?”) e prima e dopo i tre Pirati (“sei diventata una nuova attrazione Disneyland?”). Ma mi son divertita un mondo con I pirati dei Caraïbi: ho cominciato a 17 anni, ho smesso a 21, non avevo mai visto tanta gente e tanta effervescenza su un set. E, soprattutto, è stato un regalo per me girare scene così ‘fisiche’.

Colette rientra nel cine-filone a lei più consueto : i film in costume. Perché questa predilezione ?

Mi piace il look delicato di donna d’altri tempi, sono una veterana dei film in crinoline. A scuola la mia materia preferita era la storia. E tra i miei ‘films de chevet’, innumerevoli son quelli in costume : accendono la mia immaginazione. Ogni volta m’immergo in un contesto storico nuovo: come approdare a una città straniera e avventurarsi in tutte le sue strade.

Nei film di Joe Wright, suo ciclico regista,  è lesta nel disfarsi d’ogni corsetto d’epoca…

Vero. Le scene erotiche son sempre le più facili per me. Sono europea e non ho problemi con la nudità, se è funzionale o se mi fa ridere. Trovo anzi liberatorio spogliarsi. Una donna può usare il suo corpo come arma per accrescere il suo potere davanti a un uomo. E poi, vestirsi, spogliarsi, travestirsi : è un va e vieni molto divertente. Il bello dei film storici è che sono fantasmi. Non sappiamo come fosse la vita allora. Un personaggio va perciò costruito dalla A alla Z. Nelle storie contemporanee, parrà strano, subiamo più condizionamenti che in un film storico.

La seduzione per finzione è per lei solo un giochetto? Come in The hole, con il suo nudo integrale a 15 anni ? Nello spot Chanel, all’epoca censurato, perché – goffo verdetto – “sotto il vestito fa intuire la nudità”, non sarebbe bastato un décolleté, magari di quelli abissali d’Anna Karenina ?

Merce contraffatta! Sono piatta come un’asse! So di infrangere il fantasma di molti ragazzi – ride di cuore la Knightley -. Guardarmi su grande schermo con un seno rigoglioso è per me una magia, e senza nemmeno lo sforzo d’un intervento di chirurgia estetica: solo un gioco di sfumature. Ogni mattina, un’amica truccatrice disegnava ombre tra i miei seni per dare l’illusione d’un petto generoso. Provi a immaginare: una mezz’ora al giorno intenta a farmi disegnare i seni da una donna… Un bell’incentivo ai fantasmi erotici maschili, no?