Uno dei maggiori incassi al botteghino giapponese dello scorso anno è stato il sorprendente Tonde Saitama, lungometraggio comico-fantastico diretto da Hideki Takeuchi e passato anche al Far East di Udine. Il film, ora disponibile sulle varie piattaforme streaming e di noleggio dell’arcipelago, sta tornando in auge, vedremo più avanti il perché. Come succede per molti dei film orientati verso un largo pubblico negli ultimi decenni, anche Tonde Saitama è l’adattamento per il grande schermo di un popolare manga. La storia comincia nella prefettura di Saitama, alle porte di Tokyo, con la famiglia Sugawara, coniugi e figlia, che si sta dirigendo su una piccola automobile a Tokyo.

LA FIGLIA non vede l’ora di andare ad abitare da sola nella capitale e di abbandonare la campagna e la mentalità provinciale di Saitama, un territorio che però il padre ama e di cui è orgoglioso. Il dissenso famigliare viene pacificato da un programma alla radio che racconta le comiche avventure del popolo di Saitama e della loro ribellione da Tokyo. Si tratta di un presente alternativo e fantastico, modellato sull’Europa del 1700, dove i nobili vivono a Tokyo, immaginata come una reggia imperiale, e dove chi proviene da altre zone più periferiche, come Saitama appunto, ma anche le prefetture di Tochigi e Gunma, ha bisogno di un visto speciale e viene trattato come un paria ed escluso dalla vita normale. Le cose cominciano però a cambiare quando Rei Asami, interpretato dal famoso cantante Gackt, arriva in città e fa innamorare il giovane Momomi, ragazzo interpretato qui dalla brava Fumi Nikaido, premio Marcello Mastroianni a Venezia nel 2011 per Himizu di Sion Sono. Tonde Saitama, significa saltare Saitama, nel senso di non considerare la prefettura se non come parte «reietta» e periferica ed esterna di Tokyo. Benché il film sia leggero e visivamente non troppo interessante, le gag costruite sull’atteggiamento di spocchia da parte di chi abita o è originario di Tokyo sono molto riuscite.

IL FILM non si prende molto sul serio, sa di essere un’opera di svago e in quest’atmosfera ci sguazza. Nonostante questo però, in sottofondo e come un’ombra lontana ma ben presente, ci sono dinamiche epocali che solcano da secoli l’arcipelago e la sua composizione sociale e politica. Non bisogna guardare troppo lontano per vedere come il governo centrale di Tokyo spesso snobbi le altre prefetture o le altre zone che non siano grandi metropoli come Osaka ad esempio, atteggiamento che si riflette nei media nazionali, ma anche nella percezione che si ha del Giapponese dall’estero. Lo stato di emergenza dichiarato circa due settimane fa dal primo ministro Abe è un esempio lampante, riguarda solamente sette prefetture, come se la pandemia colpisca solo le zone economicamente o politicamente più importanti. Qualcuno ha cominciato a ribellarsi però, i vari governatori delle prefetture escluse, soprattutto zone dove la pandemia è in evidente crescita, un po’ perché spinti dal malcontento della gente, un po’ perché è ormai impossibile negare la realtà dei fatti, hanno dichiarato uno stato di emergenza indipendente. La stessa chiusura delle scuole non è stata estesa a tutto il Giappone, ma nella prefettura di Ibaraki e nello specifico nella cittadina di Hitachi, zona non troppo lontana da Tokyo, la scorsa settimana gli studenti di una scuola superiore hanno protestato, ottenendo dopo alcuni giorni, la chiusura della scuola. In Tonde Saitama assistiamo a molte scene di battaglia, comicamente immaginate come guerre feudali, e la protesta e la «battaglia» sembrano essere le uniche alternative per il popolo giapponese per ribellarsi ad un modo di affrontare la pandemia che Abe ed il suo governo stanno portando avanti in maniera davvero amatoriale.

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