Far emergere l’intreccio tra scuola, territorio e salute coinvolgendo insegnanti, educatori, ragazzi e adulti. Luogo dell’azione la scuola e il mondo fuori dalla scuola come spazio comune da abitare. Un’esperienza realizzata a Scampia da una «una collettività casuale», quella del centro territoriale Mammut, che dal 2007 «sperimenta una sacca di resistenza con complicità profonda» con il territorio. Diciotto mesi di lavoro raccontati in Come far passare un Mammut attraverso una porta (senza tirarla giù). Corpo, scuola e città. Alla ricerca di una didattica salutare, una sorta di atlante a cura di Giovanni Zoppoli e Alessandra Tagliavini con le illustrazioni di Luca Dalisi (Edizioni del Barrito, pp. 336, euro 14) per orientarsi in una didattica meno punitiva.

«Per rinnovare la scuola – scrivono – occorre rovesciarla da cima a fondo, persuadendo gli adulti a non assumere più il solito ruolo di padre-padrone o peggio da giudice/misuratore. L’attuale didattica, scarnita a furia di circolari e leggi insulse, ridotta a esercizi dati solo per individuare i vincenti e i perdenti, non risponde più alle esigenze di giovanissimi». Così, per andare spediti verso il futuro gli educatori del Mammut si rifanno a pedagogisti come Maria Montessori, Adolphe Ferrière, Célestin Freinet, elaborano percorsi partendo da miti e archetipi.

Il lavoro raccontato nel testo si è basato sull’idea di Porta come scenario simbolico del cambiamento sociale, declinato in cinque temi: carcere, aula, migranti, rom, ecosistema.
Il lavoro ha coinvolto la comunità insediata nell’area nord di Napoli, fino al casertano. Nelle pagine si trovano gli strumenti per conoscere il contesto: l’emergenza ambientale innescata dallo smaltimento illegale dei rifiuti; i meccanismi sociali di un territorio dove lo spaccio di droga per decenni è stato l’unica forma di lavoro, dove insiste il carcere di Secondigliano; le condizioni di vita della comunità rom del campo di via Cupa Perillo e quelle dei migranti di Castel Volturno.

Per gli alunni delle elementare Virgilio 4, ad esempio, avere uno o più genitori o anche un parente in galera era un grosso peso, qualcosa su cui le famiglie imponevano il silenzio, una tensione che generava un blocco emotivo e, di conseguenza, un’altissima dispersione scolastica. Il lavoro collettivo ha portato tutto alla luce, liberato i ragazzi e generato nuovo entusiasmo, riportandoli in classe. I loro racconti sono piccoli flash: «Quando andavo a trovare mio padre aspettavo sei, sette ore prima di entrare. L’attesa era interminabile». Oppure: «Le persone quando vanno dai loro parenti in carcere, fanno la fila e si prendono anche a botte. I bambini si spaventano».

Alla Alpi – Levi frequentato gli alunni rom, spesso riuniti nelle stesse classi perché è difficile superare la logica dell’esclusione anche nella scuola, le politiche attive messe in moto dal pubblico finiscono per alimentare un percorso di estraneità. «Alla segregazione abitativa – si legge – in cui sono costretti a vivere i rom in primis, ma anche tanti ragazzi napoletani, corrisponde molto spesso una segregazione fisica e mentale, che genera malessere diffuso». E poi ci sono i migranti che frequentano i corsi serali nelle aule abitate di giorno dai ragazzi. Sono stati loro, provenienti da Iran, Pakistan, Africa a scrivere lettere agli alunni in cui davano consigli su come coltivare piante o rivelavano altri segreti delle loro culture.
Il mito della caverna di Platone, Ali Babà e i quaranta ladroni, Giano Bifronte, Orfeo ed Euridice, racconti indiani e zigani hanno portati gli alunni di Scampia, Chiaiano, Monterosa, del centro storico (in collaborazione con «Aps Garibaldi 101») e gli adulti di Castel Volturno a spasso per luoghi e sistemi filosofici differenti per provare a riannodare i margini della loro comunità con altri codici. Così è venuta fuori una Scampilandia lontana dalla fiction, un quartiere che esce dalle ansie securitarie.

Persino una enorme caccia al tesoro dove i depositari dei misteri della prestidigitazione erano gli alunni rom: in un ribaltamento dei ruoli, erano loro a fare da guida nella ricerca del genio Eir Ascol, fuggito via dalle aule scolastiche, ma i ragazzi dicono che è possibile convincerlo a tornare.