A tenere monitorato lo stato di salute dei nostri laghi c’è Legambiente che ogni anno, attraverso la campagna Goletta dei laghi, fornisce i dati relativi ai punti di raccolta scelti come i più critici. Quest’anno la campagna di Legambiente ha ampliato il numero di bacini lacustri posti sotto la sua lente di ingrandimento passando dai 28 del 2020 ai 34 di questa edizione, in 11 regioni italiane.
Rispetto alle scorse edizioni quest’anno la campagna è tornata a monitorare alcuni laghi, quali Salto e Turano nel Lazio, e ne ha sostituiti altri aggiungendone di nuovi, come l’Averno e il Fusaro in Campania, l’Ampollino in Calabria, i laghi di Piana degli Albanesi, Pozzillo e Diga San Giovanni in Sicilia. Sono stati effettuati 126 prelievi in altrettanti punti di campionamento e giudicati, secondo la classifica della Goletta dei Laghi per le analisi microbiologiche, oltre i limiti di legge il 33% dei prelievi (15 inquinati e 27 fortemente inquinati). In totale sono 61 i campioni prelevati in foce, 65 quelli prelevati a lago. Dei campioni giudicati oltre i limiti, il 64% è stato prelevato in foce a canali, fiumi o torrenti.

Il Lago di Garda appartiene alla lista dei cosiddetti malati cronici: tra i punti critici monitorati da Goletta dei Laghi troviamo infatti la foce del torrente nei pressi del porto di Padenghe sul Garda (BS) sulla sponda bresciana del Lago, risultante fuori dai limiti alle analisi della goletta oramai da oltre dieci anni. Non è l’unico punto critico: sempre Legambiente ha segnalato che su sei punti campionati sulla sponda bresciana del lago di Garda, altri due di questi sono state riscontrate cariche batteriche oltre i limiti di legge: la foce del canale nei pressi della spiaggia in località Le Rive, a Salò, uscito fuori dai limiti anche nel 2020 e nel 2017 e, fortemente inquinata, la foce del rio nell’Oasi San Francesco a Desenzano del Garda (classificata Monumento naturalistico regionale) che per la prima volta risulta «fortemente inquinata». Sulla sponda veneta, dei sei punti di prelievo due sono risultati inquinati (entrambi nel comune di Lazise): uno ha ricevuto la «bandiera rossa», alla foce del torrente Bosca, e un altro è stato definito «inquinato», nei dintorni della foce del torrente Marra.

Il problema dell’inquinamento del Garda è in larga parte dovuto al fatto che ancora oggi molti scarichi a lago non sono intercettati, come denunciato da anni da diverse associazioni ambientaliste. Inoltre, racconta lo storico dell’ambiente Marino Ruzzenenti, il lago eredita anche un inquinamento da PCB (policlorobifenili, famiglia di composti aromatici tossici prodotti deliberatamente tramite processi industriali) e diossine che si sono depositati nei limi e che sarà molto difficile rimuovere, probabilmente dispersi in passato dalle centrali idroelettriche presenti nella parte nord del lago e che utilizzavano i PCB come fluido dielettrico nei grandi trasformatori, per cui dal 2011 nel basso lago è stata interdetta la pesca delle anguille, perché troppo contaminate. Ultimo ingresso le microplastiche, che nel lago sono state trovate in «concentrazioni significative» simili a quelle presenti nelle spiagge marine, come fu comunicato il 7 ottobre 2013, sulla base di studi effettuati in acque benacensi da due atenei di Monaco di Baviera e pubblicati sulla rivista scientifica «Current Biology».

Oltre al Lago di Garda anche altri laghi, soprattutto lombardi, non se la passano benissimo: fra i malati cronici segnalati dalla Goletta dei Laghi troviamo anche la foce Rio Bolletta a Porto Ceresio (VA) sul Lago Ceresio, la foce del torrente Caldone a Lecco e quella del torrente Cosia a Como sul Lago di Como, la foce del torrente Boesio a Laveno Mombello (VA) e la foce torrente Bardello a Brebbia (VA) sul Lago Maggiore. Sempre sul Lago Maggiore, ma sulla sponda piemontese, è critica la situazione alla foce del torrente Vevera, ad Arona (NO). Sul lago di Bolsena invece, nel Lazio, troviamo la foce del torrente nei pressi del parco giochi a Montefiascone (VT).

Una situazione preoccupante che si accompagna a quella, altrettanto infelice, dei mari. La causa principale della cattiva salute dei nostri mari, laghi e fiumi è la solita: una rete fognaria ancora inadeguata e la cattiva depurazione. Ancora oggi, secondo l’elaborazione sempre di Legambiente su dati della Commissione Ue, il 40% dei reflui fognari delle nostre città non è adeguatamente depurato; un problema che non riguarda solamente il Sud ma anche il Nord della Penisola. Abbiamo 939 agglomerati non in regola, che corrispondono a quasi 30 milioni di abitanti i cui scarichi non sono trattati o lo sono in maniera inefficiente. L’80% del carico complessivo degli agglomerati in stato di infrazione proviene da 5 regioni: dalla Sicilia in primis (il 23%) ma anche da Lombardia (il 19%), Campania (il 17%), Calabria (l’11%) e Lazio (che contribuisce per il 10%, con 6 agglomerati in infrazione su 162 regionali.