Si è concluso ieri all’Avana il 42mo ciclo dei negoziati tra il governo colombiano di Manuel Santos e la guerriglia marxista delle Farc: per portare a soluzione politica il conflitto che dura da oltre cinquant’anni. La capitale cubana ospita i dialoghi di pace – facilitati dal Venezuela e dalla Norvegia – dalla fine del 2012. Lo scorso 23 settembre, le parti hanno firmato un importante accordo sulla “giustizia di transizione” che dovrebbe stabilire i passaggi giuridici per applicare l’accordo. Al momento per noi di andare in stampa, non c’era ancora il comunicato ufficiale sull’importante tema in discussione: quello sulle vittime, sulle sparizioni forzate e sulla possibilità che i famigliari conoscano che fine abbiano fatto gli scomparsi. Le Farc, pur ribadendo l’impegno a portare fino in fondo l’accordo hanno denunciato i continui ostacoli frapposti in un momento delicato sul tavolo dei negoziati.

Gli interessi che si oppongono a un cambio di paradigma sono molti, in Colombia e all’estero: a partire da quelli che hanno usato e usano il paramilitarismo per pervertire alla radice il sistema politico colombiano. E che si stanno facendo sentire a ridosso delle elezioni del 25 ottobre. Per questo, la guerriglia, i movimenti e la sinistra che sostengono la soluzione politica hanno proposto che il piano di pace si estenda per dieci anni e realizzi le «dieci proposte minime» intorno a un insieme di accordi. Un progetto per giungere a un vero cambio di paradigma, che disinneschi alla radice le cause del conflitto in un paese di violenza e disuguaglianze.

Ma a mettersi di traverso resta l’estrema destra dell’ex presidente Alvaro Uribe, grande sponsor dei paramilitari. Ora, il Procuratore generale Eduardo Montealegre ha chiesto alla Corte suprema di giustizia di aprire un’indagine sull’attuale senatore Uribe: per sapere se abbia avuto responsabilità nel massacro di contadini a El Aro, perpetrato quando era governatore di Antioquia. Il 25 ottobre del 1997, un gruppo paramilitare ha ammazzato in quella zona 19 persone, espulso con la forza oltre 15 famiglie e torturato. Nel 2006, lo stato colombiano è stato condannato per omissione dalla Corte interamericana dei diritti umani: perché la forza pubblica, in quel momento, non ha preso le misure necessarie per proteggere la popolazione. E allora, a dirigere la forza pubblica in quanto governatore, c’era Uribe.

Uribe ha accusato «l’asse elettorale composto da Santos-Maduro-Timochenko», accomunando così il suo ex ministro della Difesa e attuale presidente, quello venezuelano Nicolas Maduro e il principale negoziatore delle Farc. In sua difesa s’è espresso subito il torquemada Alejandro Ordonez, il Procuratore generale che gli fa da apripista giudiziario. Ma intanto Santos ha fatto una proposta che potrebbe essere determinante per la ratifica degli accordi di pace: ha presentato al Senato i candidati per sostituire il magistrato della Corte costituzionale Mauricio Gonzalez Cuervo e diminuire la forza del blocco più conservatore.