«Nakayoshi» è una delle più popolari e longeve riviste dedicate ai manga nell’arcipelago giapponese. Lanciata nel lontano 1954, è un mensile principalmente rivolto alle ragazze dai quattordici anni in giù, pubblico di lettrici che cerca di attirare anche grazie agli allegati che di volta in volta offre. La cultura popolare è spesso, specialmente quando è leggera e veramente di massa, quasi usa e getta verrebbe da dire, uno specchio che ha la capacità di riflettere le tendenze ed i cambiamenti di costume della società in cui e dalla quale si sviluppa.

Cosa che traspare nel numero di febbraio della rivista, che in realtà era già disponibile nei negozi alla fine di dicembre, dove è cominciata la serializzazione di una nuova storia a fumetti, Unrivaled: Naomi Tenkaichi, che vede come protagonista un personaggio ispirato alla tennista giapponese Naomi Osaka. Numero tre del ranking mondiale, Osaka diventata una star ed un punto di riferimento anche fuori dal campo, soprattutto lo scorso anno quando durante l’U.S. Open aveva mostrato al mondo intero non solo la sua bravura come tennista, ma anche la sua determinazione ed il suo sostegno verso il movimento Black Lives Matter.

Unrivaled: Naomi Tenkaichi è un shojo manga realizzato dal tandem di autrici gemelle Futago Kamikita, note per aver disegnato il manga di Pretty Cure, una storia ambientata nello spazio e che segue le avventure della tennista Naomi e della sua famiglia.

Non è la prima volta che la ventitreenne di padre haitiano e di madre giapponese è stata rappresentata in un manga o anime: nel gennaio del 2019 era stata protagonista di una pubblicità del colosso Nissin, famoso produttore di cup noodles, che però aveva generato una valanga di polemiche. Al suo personaggio infatti era stata rischiarata la pelle e cambiato il colore dei capelli, incredibile e(o)rrore di cui l’azienda si era goffamente scusata ritirando la pubblicità e facendo le sue scuse alla stessa atleta. Nettamente differente è il design usato nella storia pubblicata nella rivista, dove le fattezze ed il colore della pelle sono al contrario quasi magnificate: essenziale in questo senso è stato avere la consulenza di Mari, la sorella di Naomi, per i disegni e il character design.

Episodi come quello della pubblicità Nissin purtroppo non sono rari nel Sol Levante, non tanto per una volontà espressamente razzista, ma probabilmente per un razzismo per così dire di abitudine, ma rendono l’idea di come per il Giappone, una società ancora omogenea o che almeno si vuole credere tale, sia molto difficile accettare come molti dei suoi cittadini, nati e cresciuti nell’arcipelago, non abbiano lo stesso colore della pelle e gli stessi tratti somatici della maggioranza.

Questi problemi sono ancora più evidenti quando si tratta di giapponesi di colore: il fatto che due delle maggiori star sportive della nazione asiatica – il giocatore di pallacanestro Rui Hachimura in forza ai Washington Wizard nell’Nba e appunto Naomi Osaka – abbiano un colore della pelle più scuro sta però lentamente cambiando questa percezione e, cosa più importante, aiutando a influenzare il modo in cui giapponesi di colore vengono rappresentati sui e dai media. Stazioni ed altri luoghi pubblici dell’arcipelago, senza contare pubblicità e negozi, sono tappezzati dai sorrisi e dai corpi dei due atleti, in tutta la loro «diversità», e stanno lì a ricordare agli abitanti dell’arcipelago che esistono diversi modi di essere e sentirsi giapponesi.

matteo.boscarol@gmail.com