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Il Rapporto Svimez 2015 su «L’Economia del Mezzogiorno», presentato il 27 Ottobre 2015 a Montecitorio, mira alla definizione di un’efficace strategia di sviluppo condiviso cogliendo le trasformazioni economiche, sociali e demografiche del Paese.

Il Rapporto sottolinea che una strategia di sviluppo per il Meridione ha come perno l’ampliamento dell’offerta culturale. A questo proposito sono elencati i drivers in grado di poter favorire al Sud importanti opportunità di sviluppoper l’industria culturale e di conseguente favorire la crescita di settori socialmente e ambientalmente compatibili..

Il settore culturale secondo la Svimez potrebbe infatti diventare l’elemento catalizzatore della catena «ricerca-innovazione-produzione», in grado di coadiuvare le potenzialità del sistema accademico e della ricerca e il patrimonio territoriale e culturale del Mezzogiorno. Esso rappresenta l’elemento chiave per lo sviluppo del territorio, accanto ad attrattori come musei e beni storico-culturali; è dunque indispensabile predisporre un’adeguata offerta di strutture di accoglienza e la possibilità di integrare il soggiorno culturale con altre attività che spaziano dall’enogastronomia al folklore. Questi gli elementi emersi dal rapporto.

In italia l’industria culturale «in senso stretto» contava nella media circa 260 mila unità lavorative, oggi più che mai la produzione di cultura incrocia l’innovazione, la ricerca e la nuova frontiera della green economy al fine di migliorare l’occupazione qualificata, specialmente al Sud. Un processo di crescita integrato tra cultura e innovazione potrebbe portare, si legge nel rapporto, una crescita dell’occupazione di circa 200 unità, di cui 90mila laureati.
Totalmente assente risulta un coordinamento e una integrazione tra i vari segmenti dell’industria culturale, a livello territoriale, artistico e logistico: la progettazione sistemica potrebbe essere integrata con un sistema di ospitalità altamente competitivo in grado di valorizzare il capitale turistico nelle più svariate combinazioni tra esperienza di viaggio e rapporto con il territorio.

Il rapporto dedica una parte significativa delle sue conclusione alla Pubblica Amministrazione e le istituzioni locali, le quali dovrebbero favorire lo sviluppo del settore culturale attraverso il miglioramento dell’offerta dei servizi in relazione alla predisposizione delle strutture di riferimento. Ovviamente, sono citati esempi di best practices come la città di Matera, nominata Capitale Europea della Cultura per il 2019. La città della Basilicata è stata premiata per la forte mobilitazione e per la strategia condivisa tra risorse locali, imprese, associazioni culturali, cittadini e media che hanno puntato su tre aspetti decisivi: la sostenibilità sociale ed economica, l’accessibilità attraverso l’affidamento di edifici pubblici abbandonati o dismessi ad associazioni, servizi sociali e attività d’imprese e la fruibilità della collettività come strumento di coesione sociale.

Ampio spazio è dato al programma nazionale «Cultura e Sviluppo», relativo al Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2014-2020 preposto al finanziamento di 491 milioni di euro per cinque regioni del Sud Italia (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia) in base al le direttrici strategiche di «Europa 2020»: crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. L’area principale d’intervento riguarda il patrimonio culturale quali musei, monumenti, aree archeologiche, beni architettonici e paesaggistici. Sono inoltre previsti interventi propedeutici Inoltre la strategia dello sviluppo dell’industria culturale. A questo proposito la diffusione del digitale e di altri strumenti tecnologici è vista come strategica.

Secondo un indagine della Fondazione Symbola-Unioncamere «Io sono cultura», è aumentata al 76% la domanda degli utenti di spazi sempre più interattivi all’interno dei musei, mentre sale al 54% quella riferita all’utilizzo di apparecchi tecnologici come miglioramento dell’interattività. Negli ultimi anni sono nate molte esperienze d’innovazione sociale e tecnologica molto importanti che hanno delineato nuovi orientamenti strategici. Un esempio è «Culturability – spazi di innovazione sociale», un bando che ha raccolto 996 progetti da tutta Italia che si propone come piattaforma condivisa per esperienza di innovazione tecnologica e di interazione con il patrimonio culturale italiano.